L'Arabia Saudita e l'Opec hanno ribadito ancora una volta la loro posizione riguardo ai prezzi del greggio e della produzione, scenario che spinge i
Lunedì il mercato azionario statunitense mostra una forte volatilità chiudendo in ribasso sul retro di un significativo declino dei prezzi del greggio, declino che continua ad intaccare la fiducia degli investitori. Sempre lunedì le borse europee si muovono fortemente al ribasso nelle ultime ore della sessione poiché gli investitori sembrano essere particolarmente preoccupati per l’inattività della Banca Centrale Europea. L’istituto di credito non sta intervenendo e le borse continuano ad ampliare le proprie perdite. La Francia sta andando dritta verso la deflazione e l’economia dell’eurozona è minacciata dalla recessione.
I forti numeri statunitensi avrebbero dovuto spingere il greggio al rialzo, tuttavia, i mercati energetici sembrano aver ignorato totalmente i dati di lunedì. Nel mese di novembre, la produzione industriale degli Stati Uniti è aumentata dell’1,3%, postando il più grande rialzo da maggio 2010. A tale proposito, ci sembra opportuno segnalare come nel mese di ottobre la produzione industriale abbia registrato un incremento dello 0,1%. L’utilizzazione degli impianti è aumentata notevolmente passando dai precedenti 79,3 agli attuali 80,1, i dati segnalano la più alta lettura dallo scorso marzo. Nel mese di dicembre, l’Indice di attività della Federal Reserve Bank di New York si muove al ribasso passando dai +10,16 precedenti agli attuali -3,58, il primo risultato negativo da quasi un anno. Sempre a dicembre, l’Indice di stato del mercato immobiliare dal NAHB posta un lieve ribasso, passando dai 58 punti precedenti agli attuali 57 punti, tuttavia, nonostante il piccolo ribasso, i dati mostrano un sentimento piuttosto ottimista.
Lunedì il prezzo del greggio WTI posta nuovi minimi poiché, nonostante i timori di un surplus dell’offerta, l’Opec ha confermato la sua posizione iniziale: nessun taglio della produzione. Il ministro del petrolio degli Emirati Arabi Uniti ha respinto le richieste per un altro incontro di emergenza OPEC. Il Brent si muove al ribasso perdendo 93 centesimi, ovvero l’1,5%, ed è scambiato a 60,92$ al barile, mentre il prezzo del greggio WTI posta un ribasso di 1,90$, ovvero del 3,3 % per attestarsi su quota 55,91$ al barile.
Non è un segreto che la “rivoluzione” dello scisto stia aumentando la possibilità di assistere ad una indipendenza energetica degli Stati Uniti, tuttavia, solo ora che sta avendo un successo travolgente inizia ad influenzare fortemente i prezzi del greggio a livello mondiale.
Negli ultimi anni lo sviluppo della fratturazione idraulica e l’abbondanza di energia a basso costo hanno favorito gli Stati Uniti. I primi beneficiari di un simile scenario sono stati proprio le aziende, i consumatori, i produttori e gli investitori che hanno sfruttato il mercato per tutto il 2014.
La massiccia produzione di scisto statunitense diminuisce le possibilità di assistere ad un’inversione di rotta da parte dell’Opec. Il gas naturale guadagna 6 punti ed è negoziato a 3.739$. La mossa prende piede sul retro di una tempesta invernale nella parte nord orientale degli Stati Uniti. I future del gas naturale hanno postato il più grande rialzo delle ultime tre settimane sul retro delle recenti previsioni meteorologiche che mostrano l’arrivo di temperature più basse, scenario che alimenta la domanda di cherosene. Secondo il WSI Corp di Andover, Massachusetts, verso la fine di dicembre le temperature nella parte centro-orientale degli Stati uniti saranno più basse del previsto. Stando a quanto riportato da AccuWeather, il 21 dicembre, le temperature di boston potrebbero raggiungere i 25 gradi Fahrenheit, 1 grado al di sotto della media stagionale.