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L’avversione al rischio premia JPY, AUD e NZD

Da
Barry Norman
Pubblicato: Jan 6, 2015, 17:19 GMT+00:00

Stamattina il dollaro Usa è scambiato a 91,59 dopo aver perso qualche punto da oltre quota 92 per via della serie di vendite innescate dai trader appagati

L’avversione al rischio premia JPY, AUD e NZD

Stamattina il dollaro Usa è scambiato a 91,59 dopo aver perso qualche punto da oltre quota 92 per via della serie di vendite innescate dai trader appagati per i guadagni sin qui conseguiti. Tutto ciò mentre nei primi giorni del nuovo anno una lunga serie di membri e funzionari Fed è intervenuta a più riprese sul momento economico statunitense. L’indice DX si è mosso ieri in rialzo del +0,3% per rimanere in prossimità del massimo degli ultimi 9 anni a fronte delle aspettative crescenti per un prossimo rialzo dei tassi Usa che non hanno mancato di supportare il dollaro. Inoltre, l’incertezza sul futuro della Grecia nell’Eurozona ha danneggiato la propensione al rischio degli investitori finendo per beneficiare le performance dell’indice DX. Ieri la banconota verde ha così toccato un massimo di metà sessione a 92,05 per chiudere a 91,62.

La forza del dollaro assieme ai timori per l’esito delle elezioni greche e la probabilità sempre più concreta di un Qe targato Bce hanno portato l’euro a toccare il minimo degli ultimi 5 anni e mezzo. Ieri il portavoce del cancelliere tedesco Merkel ha affermato che il governo di Berlino non ha cambiato opinione sul possibile “Grexit” dall’euro, spiegando che la politica perseguita dal suo esecutivo è sempre stata quella di stabilizzare il blocco monetario senza perdere nessuno dei suoi membri. Il 2 gennaio il presidente Bce Draghi aveva invece spiegato al quotidiano tedesco Hadelsblatt che il suo istituto stava facendo i preparativi necessari per stabilire dimensioni, velocità e composizione delle misure di politica monetaria da adottare nei primi mesi del 2015. Draghi ha quindi detto che fra gli strumenti a disposizione della Bce rientra l’acquisto di titoli sovrani. L’euro ha recuperato 11 punti nel corso della sessione asiatica per essere scambiato a 1,1944, con i trader indotti ad acquistare la valuta deprezzata.

La sterlina britannica ha recuperato parte delle perdite patite ieri ed è ora scambiata a 1,5260 dopo esser precipitata di oltre 100 punti per via della lettura dell’indice PMI edilizio che non è stata capace di rispettare le previsioni, alimentando la serie di dati economici piuttosto insoddisfacenti giunti dal Regno Unito nell’ultimo trimestre. Ieri la divisa britannica si è mossa in territorio negativo e ha perso circa lo 0,5% a causa di quello che è risultato essere il rialzo più basso dell’output edilizio dal luglio 2013 a questa parte. Inoltre, la forza dell’indice DX assieme a sentimenti di mercato tutto sommato deboli hanno agito da fattori negativi: la sterlina ha così toccato un minimo di metà sessione a 1,5199 per chiudere a 1,5248 mentre l’indice PMI edilizio di dicembre è caduto a 57,6 dal 59,4 di novembre.

I trader si sono così rivolti agli asset dal rendimento sicuro poiché ogni giorno che passa i problemi legati alla crisi politica in Grecia sembrano in grado di acuirsi e di contagiare gli altri paesi del blocco monetario: ne ha beneficiato più di tutti lo yen, scambiato a 119,28 contro il dollaro Usa e a 142,48 contro il fragile euro. Ieri la valuta nipponica si è apprezzata di circa lo 0,6% dopo che l’ennesimo calo del greggio ha portato a un calo degli indici azionari di buona parte del globo, alimentando la domanda per gli asset sicuri. Per quanto riguarda le altre valute asiatiche, AUD e NZD si sono mosse entrambe in rialzo, allontanandosi dai loro ultimi minimi, per essere scambiate rispettivamente a 0,8137 e 0,7728.

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