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La situazione bancaria italiana

Da
Lorenzo Cuzzani
Pubblicato: Jan 21, 2015, 00:57 GMT+00:00

Com'è noto nel mondo economico, le banche sono lo specchio di un paese. Tanto più questa nazione sia florida, allora le banche conosceranno grande

La situazione bancaria italiana
La situazione bancaria italiana

Com’è noto nel mondo economico, le banche sono lo specchio di un paese. Tanto più questa nazione sia florida, allora le banche conosceranno grande solidità; tanto più questa abbracci gravi criticità, più queste subiranno l’onda della recessione.
Certo, gli enti bancari rimangono sempre sulla cresta dell’onda grazie a investimenti, strategie e operazioni finanziarie differenti, ma sembra che l’Italia bancaria sia sempre più orientata a sprofondare nel solco della crisi che da diversi anni interessa l’omonimo Stato.

L’ultimo bollettino mensile dell’ABI relativo al mese di novembre 2014 riferisce una situazione tutt’altro che rosea, confermando drammaticamente il rapporto simbiotico tra economia reale e mondo bancario.
L’analisi in questione pone in luce come le sofferenze, al lordo delle svalutazioni del sistema bancario italiano, abbiano superato i 181 miliardi di euro, 1,8 miliardi in più rispetto al mese precedente e circa 31,5 miliardi in più rispetto a novembre 2013 (+21,1%).
Segnale incontrovertibile di come il mondo creditizio sia investito di una dimensione di precarietà e insicurezza, progressive, pessimi sponsor per una finanza, quella italiana, bisognosa di credibilità.

Dati alla mano, i crediti in sofferenza relativi agli impieghi si attestano sul 9,5%, un valore record, essendo il più alto dal 1998, anno in cui è iniziata la loro rilevazione, in palese contrasto con il minore 7,8% dell’anno precedente e con l’ancora più esiguo 2,8% registrato nel 2007.
Si osserva come gli aumenti interessino percentuali diverse per soggetti diversi: il 16% i piccoli operatori economici, il 15,9% le imprese e il 6,9% le famiglie consumatrici.

Prosegue il bollettino, relativamente al mese di novembre, affermando come le sofferenze abbiano conosciuto un aumento netto di 84,8 miliardi di euro dagli 83 miliardi di ottobre e di 9,2 miliardi (+12,2%) rispetto allo stesso mese del 2013.
Ne consegue come il rapporto sofferenze nette/impieghi totali si sia attestato al 4,67% (4,61% a ottobre e 4,05% a novembre 2013).

Nel mese successivo, la raccolta bancaria generata da depositi e obbligazioni è risultata pari a 1.701 miliardi di euro, in calo dell’1,6% su base annua. Prima della crisi, l’ammontare della raccolta bancaria era di 1.513 miliardi di euro (+188 miliardi dalla fine del 2007 ad oggi), di cui 1.000,5 miliardi di depositi da clientela (+258 miliardi dalla fine del 2007) e 512,2 miliardi di obbligazioni (-70 miliardi).

Nello stesso mese, il totale dei depositi ha raggiunto i 1.258,3 miliardi, in crescita del 3,55% su base annua, segnando un aumento in valore assoluto su base annua di oltre 43 miliardi di euro. Le obbligazioni, invece, hanno registrato una flessione del 13,8% a 442,7 miliardi pari a una diminuzione in valore assoluto di 70,8 miliardi.

Considerando il tasso medio sul totale della raccolta bancaria da clientela (somma di depositi, obbligazioni e pronti contro termine in euro a famiglie e società non finanziarie), si osserva come a dicembre si sia allineato sull’1,49%, contro l’1,51% di novembre e il 2,89% del 2007.
Il tasso praticato sui depositi è leggermente sceso su base congiunturale dallo 0,74% allo 0,71%, quello sui pronti contro termine dall’1,65% all’1,55% e il rendimento delle obbligazioni dal 3,17% al 13,6%.

A conclusione della sua analisi, l’ABI rende presente come l’insieme globale di prestiti erogati a residenti in Italia, intendendo soggetti privati e pubblici, sia diminuito nell’ultimo mese del 2014 dell’1,75% per un valore di 1.820,6 miliardi di euro; è bene sottolineare che questo sia cresciuto in valore assoluto di oltre 147 miliardi dall’inizio della crisi.
Nel dettaglio, i prestiti al settore privato sono stati pari a 1.554,4 miliardi di euro (-2,28%) e quelli a famiglie e società non finanziarie a 1.417,5 miliardi, segnando dopo oltre 30 mesi di valori negativi, una variazione annua lievemente positiva (+0,1%): il miglior risultato da aprile 2012.

Il tasso medio d’interesse sui prestiti alle famiglie per l’acquisto di abitazioni è sceso al 2,76%, il valore più basso da ottobre 2010, e anche il tasso medio sul totale dei prestiti è sceso dal 3,65% al 3,61%.
Sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese, il tasso si è ridotto dal 2,55% al 2,48%, toccando anche in questo caso il valore più basso degli ultimi quattro anni e mezzo.

Nei primi 11 mesi, invece, le nuove erogazioni alle imprese per un importo unitario fino a 1 milione di euro hanno segnato un incremento su base annua del 2,2%, le erogazioni di mutui per l’acquisto di immobili del 31,2% e il flusso di nuove operazioni di credito al consumo del 10,2%.

Considerati questi numeri nel loro insieme è possibile notare la presenza di una recessione sistemica che interessi quasi tutti gli ambiti finanziari, salvo i dati di cui sopra, il cui aumento non sorprende in virtù della loro causalità: sono operazioni che possono aumentare la liquidità dei soggetti interessati in un momento in cui l’accesso al credito è molto arduo: maggiore liquidità vuol dire maggiore ritorno economico per gli enti eroganti e un’economia stagnante in cui via sia modulazione di flussi è un’economia che permetta alle banche di rialzare i tassi d’interesse.
Ma perché il cerchio si chiuda ci vorrà tempo.

Sull'Autore

Lorenzo Cuzzanicontributor

Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.

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