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La banconota verde tocca il massimo degli ultimi 60 mesi

Da
Barry Norman
Pubblicato: Nov 7, 2014, 21:32 GMT+00:00

Il dollaro Usa ha toccato il massimo degli ultimi 5 anni e mezzo a 88,23 dopo che i numeri sulla disoccupazione e il rapporto ADP hanno dipinto un quadro

La banconota verde tocca il massimo degli ultimi 60 mesi

Il dollaro Usa ha toccato il massimo degli ultimi 5 anni e mezzo a 88,23 dopo che i numeri sulla disoccupazione e il rapporto ADP hanno dipinto un quadro occupazionale ancora più roseo delle aspettative. I trader sono ora in attesa delle buste paga non-agricole, la cui pubblicazione avverrà nel corso del pomeriggio statunitense. Il rapporto sulle buste paga nel mese di ottobre giungerà in un frangente contraddistinto dalla ripresa dell’economia statunitense, come certificato dai dati di ieri secondo cui meno americani di quelli inizialmente stimati dagli analisti hanno richiesto un sussidio di disoccupazione. E mentre la Fed riduce i propri stimoli monetari, le banche centrali di Eurozona, Giappone e Cina sembrano voler percorrere esattamente la strada opposta. Quest’oggi conosceremo anche l’andamento della produzione industriale tedesca prima dei numeri commerciali della Cina pubblicati nel corso del fine settimana.

Dopo che in settimana i repubblicani hanno conquistato la maggioranza assoluta del Congresso per la prima volta dal 2006, la banconota verde ha toccato il nuovo massimo degli ultimi anni nei confronti delle sue principali controparti valutarie, compreso un picco contro lo yen nipponico come non si vedeva da oltre sette anni, mentre gli investitori e i trader si convincevano del fatto che il successo della destra comporterà nuove e maggiori misure politiche favorevoli all’attività economica. Nel mentre, gli indici azionari statunitensi schizzavano verso l’alto: ieri lo S&P 500 e il Dow Jones hanno entrambi stampato nuovi massimi rialzandosi rispettivamente del +9,48% e del 5,48%.

L’euro intanto è caduto al di sotto della sua linea di resistenza di lungo periodo a 1,24 a seguito della riunione Bce. L’euro è scambiato attualmente a 1,2379, dopo esser caduto al minimo degli ultimi due anni contro il dollaro Usa per via dell’annuncio da parte della Bce che presto potrebbe adottare nuove misure di stimolo se il quadro macroeconomico dovesse restare grigio.

Com’era ampiamente previsto, a seguito dell’ultima riunione di politica monetaria il presidente Draghi ha lasciato inalterati i tassi d’interesse principali, pur lasciando intendere che l’istituto potrebbe varare nuove misure di stimolo già nella riunione di dicembre.

A questo proposito, il presidente Bce ha affermato: “Se dovesse rendersi necessario fronteggiare il rischio di un periodo di bassa inflazione troppo prolungato, il Consiglio direttivo è unanimemente convinto di poter ricorrere a nuovi strumenti non convenzionali, proprio come previsto dal suo mandato”.

Lo yen giapponese frattanto continua a contrarsi dopo che la Banca del Giappone ha deciso di ricorrere a nuove misure di stimolo. Il cross USD/JPY è lievitato sino a 115,29, il nuovo picco degli ultimi anni. Frattanto, la Reserve Bank of Australia ha comunicato che l’economia australiana sta attraversando un periodo di debolezza e che le politiche monetarie nipponiche potrebbero finire per supportare la valuta locale. La scorsa settimana la BoJ ha annunciato a sorpresa che incrementerà gli acquisti di titoli pubblici fino a un ammontare record pari a 80 trilioni di yen (circa 695 miliardi di dollari). Stamattina il rapporto di politica monetaria targato Rba ha invece evidenziato l’esistenza di una congiuntura piuttosto sfavorevole per l’economia dell’Australia, facendo sprofondare l’Aussie al minimo degli ultimi 4 anni a 0,8556. Nel suo rapporto trimestrale di politica monetaria, l’istituto australiano ha sottolineato che l’elevato tasso di cambio della valuta locale rappresenta una considerevole fonte di incertezza proprio mentre le prospettive di crescita dell’economia nazionale restano fragili.

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