Con il mese di dicembre si chiude un anno molto particolare per la Nazione, a livello politico, sociale, finanziario e criminale. Se il nuovo esecutivo
Con il mese di dicembre si chiude un anno molto particolare per la Nazione, a livello politico, sociale, finanziario e criminale.
Se il nuovo esecutivo targato Matteo Renzi si è guadagnato una fiducia intermittente di interlocutori stranieri e organismi sovranazionali, certamente lo stesso non può dirsi per lo stato nella sua totalità, bersaglio di critiche non indifferenti sia sotto il profilo economico, sia sotto quello finanziario, sia ancor di più sotto quello del contrasto all’illegalità.
Partendo da quest’ultimo profilo, è possibile elargire un plauso alle procure che in questi giorni stanno lavorando nell’ambito dell’inchiesta di “Mafia Capitale”, istruendo un processo che farà storia, ma, il risvolto della medaglia, è davvero disarmante.
Una simile pubblicità, specie nella capitale di un paese importante come l’Italia, rischia di allontanare ancor di più, se ce ne fosse bisogno, investitori stranieri e non, sia da un centro importante come Roma, sia dall’intero Bel Paese, sempre più alle prese con un malaffare sistemico che alimenti un’economia sommersa, che non può far altro che attrarre ulteriori soggetti dagli intenti speculatori, polarizzati da un’illegalità mal contrastata da organi di garanzia.
Appare discutibile, seppur brillante, la scelta del Premier di candidare la capitale ai giochi olimpici del 2024, quasi a voler dare una risposta concreta a critiche nazionali e internazionali sulla tenuta della capitale e dell’Italia stessa, stato che non si arrende alla criminalità, ma che spavaldo rivendica il proprio ruolo nell’Europa e nel mondo che conta.
Questa mossa potrebbe avere non pochi riflessi economici nel lungo periodo, a patto che si trovi la giusta formula di presentazione.
Sarebbe superfluo soffermarsi su come gli stress test di ottobre abbiano inferto un duro colpo al mondo bancario italiano, nonostante siano state solo due le banche ad esser state bocciate (MPC e Carige) e nonostante da più parti si sia insistito sull’inadeguatezza degli omonimi test, con la autorevole voce del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, a criticare la mancanza di armonizzazione di una serie di discrezionalità nazionali tra cui:” la possibilità di graduare nel tempo la deduzione degli avviamenti del capitale di migliore qualità per le banche”, proseguendo con”è stato quindi adottato, con una decisione da noi non condivisa e contestata per le vie formali”.
Appurato come la finanza italiana abbia registrato un colpo, ad opera della BCE, ma non perdendo di vista la consapevolezza sulla sperequazione nei criteri di valutazione bancari, si può tralasciare la critica del mondo finanziario e concentrarsi su quello economico, vero terreno di incontro e scontro di interessi nazionali e sovranazionali.
Se è vero che il ministro del Tesoro, Pier Carlo Padoan, mostra sicurezza nel dialogo avuto con l’UE circa l’accordo sul bilancio europeo 2014-2015, accordo che permetterà il pagamento delle fatture sospese per servizi già erogati, è altrettanto vero che alcuni numeri, relativamente alla situazione italiana, non alimentano ottimismo.
Osservando il bollettino della Banca d’Italia relativo a “Finanza, fabbisogno e debito”, è possibile notare come il debito delle Amministrazioni Pubbliche del mese di ottobre sia risalito toccando i 2,157 miliardi di euro (2,134 miliardi a settembre e 2,085 miliardi nell’ottobre 2013).
Il risultato resta comunque al di sotto del record toccato lo scorso giugno.
Seguendo il report della Banca d’Italia, è possibile notare come l’incremento rifletta per 6,6 miliardi il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche e per 17,8 miliardi l’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro. L’emissione di titoli sopra la pari, l’apprezzamento dell’euro e gli effetti della rivalutazione dei BTP indicizzati all’inflazione (BTPi), hanno contenuto l’incremento del debito per 0,8 miliardi ad ottobre e per 8,4 miliardi nei primi 10 mesi dell’anno. Con riferimento alla ripartizione per sotto settori, il debito delle Amministrazioni centrali è aumentato di 25 miliardi, quello delle Amministrazioni locali è diminuito di 1,5 miliardi, mentre il debito degli Enti di previdenza è rimasto sostanzialmente invariato. Nei primi dieci mesi il debito pubblico è aumentato di 87,7 miliardi, riflettendo il fabbisogno delle Amministrazioni pubbliche (64,4 miliardi) e l’aumento delle disponibilità liquide del Tesoro (31,7 miliardi).
Relativamente al fabbisogno dei primi dieci mesi del 2014, ha inciso per 4,7 miliardi (11,7 miliardi nel corrispondente periodo del 2013) il sostegno finanziario ai paesi dell’area dell’euro.
La quota di competenza italiana del sostegno finanziario ai paesi dell’area era, in ottobre 2013, 60,3 miliardi. Le entrate tributarie invece, sono state pari a 28,5 miliardi, in diminuzione del 2,7 per cento (0,8 miliardi) rispetto allo stesso mese del 2013. Nei primi dieci mesi dell’anno le entrate sono rimaste sostanzialmente invariate.
Se a questa difficile situazione, si aggiunge il fatto che la crisi economica abbia portato i consumi familiari indietro di 15 anni, vale a dire ai livelli del 1999, ne consegue il delinearsi di un quadro economico davvero preoccupante.
Nonostante l’anno 2014 veda interrompersi la caduta dei consumi (flessione riguardante soprattutto il Meridione), con un miglioramento di 1,2 miliardi di euro rispetto all’anno precedente, pari ad un +0,1%, il “Rapporto Club Consumo” di “Prometeia” sottolinea come questi numeri ospitino solamente un’inversione di tendenza, più che una reale ripresa, indicando in 66,5 miliardi, l’ammontare di euro persi tra il 2007 e il 2013.
In un paese dove sia rilevante e aspro lo scontro per una riforma, quella del lavoro, che potrebbe risollevare le sorti della contrattualistica lavorativa moderna e permettere il ricircolo di capitale umano e quindi innalzare pian piano il potere d’acquisto medio, desta preoccupazione una cornice generale dove aleggino solo incertezze, sempre con i soliti risultati: investitori poco propensi ad investire, speculatori pronti ad intervenire.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.