Pubblicita'
Pubblicita'

Italia: E pur si muove

Da
Lorenzo Cuzzani
Aggiornato: Jan 29, 2015, 18:21 GMT+00:00

A pochi giorni dall'ufficializzazione della tanto attesa e dibattuta manovra finanziaria europea, il Quantitative Easing (alleggerimento quantitativo), si

Italia: E pur si muove
Italia: E pur si muove

A pochi giorni dall’ufficializzazione della tanto attesa e dibattuta manovra finanziaria europea, il Quantitative Easing (alleggerimento quantitativo), si registrano reazioni interlocutorie, sia tra addetti ai lavori, sia nei mercati. Dubbi, diffidenza e mercati con andamenti irregolari che non cancellano l’importanza della misura adottata da Draghi: immettere moneta.

Evitando di inoltrarsi in ambito europeo, dove il solito Panzer tedesco avrebbe forse preferito importi maggiori che giustificassero la responsabilità finanziaria in capo ai paesi riceventi, è possibile affermare come questa misura arrivi in un momento fondamentale per il Bel Paese, incuneandosi in un domino di situazioni favorevoli (non per tutti) che potrebbero sancire l’inizio della ripresa economica italiana. O almeno fungere da start up per la stessa.

È noto che il QE consista in una misura che miri all’acquisto, da parte della BCE, di obbligazioni di vario tipo dalle banche, che in cambio otterrebbero liquidità: in questo modo si andrebbe a limare, se non a contrastare in maniera massiva, l’annoso problema del difficile, quasi impossibile, accesso al credito per privati e specialmente per imprese. In più, aumentando la quantità di moneta circolante, aumenterebbe anche l’inflazione, circostanza che bloccherebbe e ostacolerebbe la crescente e peggiore deflazione, aiutando l’economia reale a rialzarsi e fluire.
Ma non solo, deprezzandosi ancor di più la moneta, crescerebbe di più l’export (già in aumento), diventando una delle principali voci positive del PIL.

Il funzionamento del QE è semplice: gli stati emettono titoli che possano essere acquistati da cittadini e imprese, banche comprese; questo provvedimento propone alle banche di ricomprarsi i titoli, di solito a condizioni vantaggiose, sperando che con il denaro ottenuto dalla vendita i singoli istituti bancari rendano più semplice l’accesso al credito: questo vuol dire che ottenere un prestito sarà più semplice e con tassi di interesse più bassi.
Interessi più bassi e concessione sistemica di mutui si traducono in investimenti crescenti, maggiori soggetti commerciali coinvolti, riassetto del tessuto socio-commerciale, motore per la ripartenza dell’economia reale.
È evidente come il QE possa dare ossigeno sia al settore privato, permettendogli di ripianare i debiti più facilmente, sia a quello pubblico, consentendo un aumento della spesa pubblica per attività a breve e medio-lungo termine.

Il diktat del presidente Draghi arriva in un momento davvero particolare per l’Italia: è interessante collegare il QE a determinate situazioni favorevoli già accennate.
Si perché l’immissione della moneta giunge in un periodo in cui la nazione registra un massiccio e perenne calo dei prezzi degli immobili, evento dalla spiegazione elementare, considerando la diminuzione del potere d’acquisto, la stagnazione dell’economia reale e l’impossibilità di accesso al credito.
Da storico asset patrimoniale per le famiglie italiane, negli ultimi anni il “bene casa” è diventato quasi esclusivamente bersaglio per speculatori e organizzazioni di dubbia legalità, che ne hanno mistificato e annichilito la funzione, spostata quasi del tutto dalla sua destinazione primaria: la solidità, la sicurezza.
Adesso, finalmente, sarà possibile incentivare anche l’investimento del settore immobiliare, con vantaggio sia per entrambi i soggetti coinvolti, sia per il flusso economico generato, con evidenti ripercussioni sui consumi.

Un’altra contingenza è rappresentata dalla discussa “voluntary disclosure”, o dichiarazione volontaria, per la quale sarà possibile riportare in Italia capitali siti all’estero con possibilità di regolarizzazione. Ma quel che va rilevato è l’accordo quasi formalizzato tra Italia e Svizzera per l’eliminazione della regione Elvetica dalla Black List, la lista dei paesi che l’Italia non considera collaborativi dal punto di vista fiscale.
Tale svolta nel “Patto di Rubik” consentirebbe sia di riportare nei confini nazionali ingenti capitali sottratti alla tassazione statale, sia di investirli, aggiungendo liquidità ad un’economia alquanto carente, sia di favorire il dialogo tra operatori industriali e finanziari svizzeri e realtà italiana, con i primi sicuramente più interessati ad investire nel Bel Paese in maniera trasparente e remunerativa.

All’immobilismo finanziario continuo a cui si è stati abituati negli ultimi anni, adesso è possibile guardare con ottimismo e speranza a questa nuova fase economica incombente, la cui dinamicità non può essere descritta con parole migliori: “ E Pur Si Muove!”

Sull'Autore

Lorenzo Cuzzanicontributor

Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.

Pubblicita'