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Inflazione, deflazione – Quali sono le implicazioni per Bce e Fed?

Da
Barry Norman
Pubblicato: Jan 8, 2015, 20:45 GMT+00:00

La reazione dei trader non è stata particolarmente animata alla pubblicazione dei tanto attesi verbali dell’ultima riunione Fed. L’istituto statunitense

Inflazione, deflazione – Quali sono le implicazioni per Bce e Fed?

La reazione dei trader non è stata particolarmente animata alla pubblicazione dei tanto attesi verbali dell’ultima riunione Fed. L’istituto statunitense appare convinto delle proprie scelte e per nulla intimorito da un’inflazione che non è stata ancora capace di raggiungere il target del 2% per via del calo dei prezzi del greggio. Analizzando i verbali della riunione di dicembre, Condon e Kearns di Bloomberg hanno scritto che la maggior parte dei membri Fomc concorda sul fatto che il primo rialzo dei tassi non avverrà prima di aprile inoltrato, laddove altri mostravano qualche segno di preoccupazione per l’inflazione ancora troppo bassa. Nel corso della riunione, i vertici Fed si sono comunque mostrati ottimisti rispetto alle prospettive economiche degli Stati Uniti, rilevando che i rischi rialzisti fanno da contraltare a uno scenario internazionale particolarmente preoccupante. A detta di alcuni membri Fed, l’economia Usa potrebbe rivelarsi più in salute di quanto immaginato fino a questo momento.

Il dollaro Usa si mantiene in territorio positivo a 92,28, in rialzo di 42 punti. Il cross EUR/USD ha però ceduto qualche punto alla pubblicazione dei verbali, benché non tanti da destare l’allarme. L’euro rimane invece in territorio negativo a 1,1830 cedendo 59 punti a causa delle prossime elezioni in Grecia e per un’inflazione che incide sempre più sulle quotazioni della valuta comune.

La materia prima più vivace è stato l’oro, che ha rimbalzato da 1206 a 1214 nell’arco di pochissimi minuti prima di tornare verso il basso e chiudere la sessione attorno al livello di prezzo 1210.

Il confronto fra la Germania e la Bundesbank da un lato e la Bce e la Grecia dall’altro continua a tenere in agitazione i mercati. L’istituto centrale tedesco starebbe infatti tentando di costringere Atene ad abbandonare l’euro tramite una serie di azioni piuttosto aggressive, laddove la Bundesbank cercano in ogni modo di impedire al presidente Bce Draghi di lanciare il tanto atteso Qe europeo. Aprendo pubblicamente alla possibile uscita della Grecia dall’euro, Germania e Francia hanno scelto di correre un rischio calcolato nella speranza di impedire la vittoria del partito di estrema sinistra Syriza alle elezioni politiche del 25 gennaio.

Secondo Michael Huether, capo dell’istituto economico tedesco IW, l’intenzione di Berlino e Parigi è quella di chiarire a qualsiasi altro paese dell’Unione monetaria che “l’Eurozona è in grado di vivere senza la Grecia, mentre quest’ultima non potrebbe mai sopravvivere senza l’Eurozona”, chiarendo che la vittoria di Syriza costituirebbe una catastrofe per il paese ellenico. Alexis Tsipras, leader di Syriza (partito che al momento è dato in testa ai sondaggi), ribadisce di voler mantenere la Grecia nell’euro; ma la piega degli eventi ellenici non mancherà di influenzare le resistenze politiche crescenti dell’elettorato di Italia e Francia alla Germania e alle sue politiche di austerità fiscale.

L’esecutivo di centro-sinistra italiano potrebbe infatti essere indotto ad avvicinarsi ulteriormente alle forze di centro-destra più apertamente anti-tedesche guidate dall’ex premier Silvio Berlusconi. Il che si tradurrebbe nell’adozione da parte di Roma di politiche fiscali più lasche e in un’opposizione ancora più ferma alle sanzioni contro la Russia imposte e sostenute dal governo di Berlino.

Ma l’altro grande problema di Eurolandia è un’inflazione che ieri si è stampata troppo in basso al punto da volgere al negative (stando a quando riportano le figure ufficiali), con un indice dei prezzi che a dicembre è calato del -0,2% su base annua. L’ingresso in deflazione alimenta le aspettative sulla Bce affinché intervenga risolutamente per stimolare l’economia del blocco monetario.

La Bce dovrebbe lanciare a breve una nuova serie di misure di stimolo monetario, altrimenti dette alleggerimento quantitativo, dopo che gli ultimi dati economici hanno indotto sempre più osservatori e analisti a invocare l’intervento di Draghi. A ogni modo, la Germania è apertamente contraria a qualsiasi Qe europeo, mentre l’incertezza dello scenario greco agisce da fattore di disturbo. La deflazione non fa che aumentare il fardello del debito pubblico, mentre proprio l’indebitamento di Atene verso i prestatori internazionali costituirà un elemento chiave della campagna elettorale in vista delle prossime elezioni politiche.

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