Ieri Wall Street ha avuto una chiusura contrastata per via degli ultimi dati economici e dei timori sul prezzo del petrolio che hanno inciso sul
Stamane i dati nipponici hanno evidenziato che a gennaio la produzione industriale giapponese è cresciuta del +4%, stando a quanto riferisce il ministero dell’Economia, del Commercio e dell’Industria. La lettura è migliore delle previsioni che puntavano a un’espansione del +2,7% dopo il +0,8% di dicembre. Su base annua la produzione industriale si è ridotta del -2%, anche se il dato è comunque migliore di quello atteso (-3,1%) dopo il +0,1% registrato a dicembre. Fra i settori che più hanno contribuito alla ripresa della produzione vi sono le attività dedicate alla realizzazione di macchinari, equipaggiamenti da trasporto ed elettronica. Stando a un sondaggio sulle previsioni di produzione manifatturiera, questa dovrebbe espandersi del 0,2% a febbraio e tornarsi a contrarre del -3,2% a marzo. Su base mensile a gennaio le scorte si sono ridotte del -3,5% così da dare luogo alla seconda flessione mensile di fila. Su base annua le scorte si sono espanse del +8,8%. Il ministero degli Interni e delle Comunicazioni ha aggiunto che a gennaio la spesa media delle famiglie nipponiche si è ridotta del -5,1% (dato su base annua), per toccare quota 289,847 yen. La lettura è peggiore rispetto alla previsione che puntava a un calo del -4,1%; a dicembre la spesa delle famiglie si era ridotta del -3,4%.
Ieri sera lo yen si è così deprezzato contro il dollaro Usa nello stesso frangente in cui quest’ultimo dava luogo a un rally. La valuta del Giappone è ora scambiata a 119,24 nel corso della sessione asiatica, flettendo di 18 punti mentre i trader iniziano a farne incetta per via del suo basso costo. Nei confronti dell’euro viaggia invece a 133,70.
Ieri il dollaro australiano è caduto al di sotto del livello di prezzo a 78 dopo che il dollaro Usa ha toccato quota 95,35 prima di cedere terreno nel corso della sessione asiatica (è sceso a 95,19) con i trader che preferivano liberarsene per fare dei profitti. I prezzi dei minerali di ferro continuano a flettere incidendo pesantemente sulle quotazioni dell’AUD. Frattanto, il Kiwi ha realizzato una performance sicuramente migliore riuscendo a guadagnare 16 punti fino a 0,7548 dopo un rialzo nella fiducia delle aziende. Il Kiwi è stato lungamente una delle valute predilette dagli investitori per via dei suoi alti tassi d’interesse. La banca centrale neozelandese attribuisce solamente l’8% di possibilità all’eventualità in cui nel corso della sua prossima riunione di politica monetaria si verifichi un taglio del tasso di riferimento dall’attuale 3,5%; per l’istituto centrale australiano le probabilità di assistere una riduzione del suo tasso ufficiale dall’attuale 2,25% sono invece del 54%. L’istituto australiano si riunirà martedì prossimo.
In Europa la sterlina e l’euro viaggiano entrambi in rialzo nel corso della sessione asiatica. L’euro è in risalita dopo aver toccato ieri sera un minimo al di sotto di quota 1,12; al momento viaggia a 1,1212 mentre la sterlina ha recuperato 33 punti fino a 1,5438 dopo che qualche giorno fa aveva realizzato un nuovo massimo a quota 1,55. La fiducia dei consumatori nel Regno Unito si è mossa sensibilmente in rialzo nel corso di febbraio, stando a quel che rivela l’indagine GfK pubblicata stamattina, il cui l’indice è infatti cresciuto del +1. La lettura è invariata rispetto a quella di gennaio, benché inferiore alle aspettative che puntavano a un +2. Il dato di febbraio coincide con il massimo raggiunto lo scorso agosto; per quanto riguarda le singole voci che compongono l’indice, la fiducia nello stato delle finanze personali è balzata al nuovo massimo dallo scorso maggio.