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Il Quantitative easing, un termine ormai inflazionato

Da
Barry Norman
Pubblicato: Jan 21, 2015, 17:13 GMT+00:00

La Banca del Giappone (Boj) annuncerà quest’oggi la sua decisione in materia di tassi d’interesse e politica monetaria (il che potrebbe avvenire prima

Il Quantitative easing, un termine ormai inflazionato

La Banca del Giappone (Boj) annuncerà quest’oggi la sua decisione in materia di tassi d’interesse e politica monetaria (il che potrebbe avvenire prima ancora che leggiate questo articolo). Il mercato è diviso fra quanti invocano nuovi allentamenti e quanti invece propugnano un periodo di attesa. Gli ultimi dati economici e la schiacciante vittoria elettorale del primo ministro Abe lascerebbero pensare che la Boj è pronta a proseguire con le sua politica accomodante, benché la cautela e le preoccupazioni tipiche dei banchieri centrali suggeriscono che questa volta l’istituto centrale possa anche rimanere fermo. Il tasso di inflazione del Giappone dovrebbe rallentare anche durante il prossimo anno fiscale, stando a quanto rivela un’indagine di Reuters, il che potrebbe imporre alla Boj di lanciare nuovi stimoli monetari nel corso dei prossimi 12 mesi. Le aspettative sono per un taglio delle previsioni di crescita del prodotto e dell’inflazione al termine della riunione della banca centrale. Alcune fonti sostengono che le autorità monetarie del Giappone potrebbero anche procedere a un taglio del tasso di deposito, fermo a 30 punti dallo scorso 2008.

Il Giappone, alle prese con la deflazione o un’inflazione bassissima per alcune decadi, ha oggi davanti a sé una sfida formidabile soprattutto dopo che il prezzo del greggio è crollato del 60% negli ultimi sei mesi.

Lo scorso ottobre la Boj ha sorpreso i mercati finanziari lanciando un nuovo programma di acquisti asset, anche se finora gli effetti sulla crescita dell’inflazione sono trascurabili. L’economia nipponica è quindi ripiombata in recessione durante il terzo trimestre 2014 dopo che la spesa per i consumi è stata compressa dall’incremento dell’iva scattato a inizio aprile. Lo yen continua a deprezzarsi, anche se ultimamente era stato in grado di crescere grazie al suo status di bene rifugio. La valuta nipponica è oggi scambiata in netto ribasso a 118,40 dopo che è venuta meno l’avversione al rischio della scorsa settimana.

La prospettiva del varo di un Qe europeo assieme alle turbolenze politiche in Grecia e in Italia non ha fatto che accrescere l’attenzione per la riunione Bce di domani. L’euro è scambiato a 1,1566 in prossimità del suo minimo dopo che la scorsa settimana era precipitato (per un minuto) fino a quota 1,14. L’economia dell’Eurozona sta infatti rischiando di sprofondare nelle sabbie mobili della deflazione: domani la Bce dovrebbe tentare una complessa quanto necessaria azione di salvataggio che consisterà in un massiccio programma di acquisto titoli fondato sull’emissione di nuova liquidità.

La mossa, altrimenti nota come Quantitative easing (Qe), è considerata l’arma di ultima istanza a disposizione dell’Eurotower per contrastare una stagnazione economica in grado di mettere a repentaglio la sopravvivenza stessa della moneta comune. Il che spiega come mai il lancio del Qe europeo rappresenti uno degli eventi di mercato più attesi di sempre; eppure raramente si è assistito a qualcosa di così poco entusiasmante. Praticamente ogni osservatore economico ritiene che domani la Bce annuncerà il varo di un Qe su larga scala; persino il presidente francese Hollande, che ha parlato lunedì ai vertici della comunità economica francese, ha detto che il programma di acquisto titoli, tanto a lungo discusso, sta per divenire realtà. I mercati puntano a un piano da 600 miliardi di euro, stando a quanto riporta Reuters, laddove il 90% degli economisti intervistati scommette sul lancio del programma.

Per diversi investitori l’annuncio a sorpresa della scorsa settimana da parte della Banca Nazionale Svizzera di abbandonare la difesa del tasso di cambio minimo al cross EUR/CHF è la conferma che la Bce sta per dare il là a un programma davvero ingente, capace di iniettare sul mercato molti più euro di quanti la Svizzera ne avrebbe mai potuti acquistare.

L’apprezzamento del dollaro Usa dipende dalle aspettative sulla traiettoria che sta seguendo la politica monetaria della Fed e sul fatto che Bce e Boj sono ancora alle prese con politiche di tipo accomodante. Questa settimana il dollaro Usa si è apprezzato costantemente sino a toccare quota 93,21 nel momento in cui veniva scritto questo articolo. La prossima settimana, con ogni probabilità, il Fomc ribadirà che bisogna essere “pazienti”. A ogni modo, al fine di supportare le aspettative che puntano a un rialzo dei tassi a metà anno, è probabile che la Fed dovrà cambiare qualcosa durante la riunione di marzo e la conferenza stampa che seguirà.

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