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Il Pil Usa lancia il dollaro al massimo degli ultimi 5 anni

Da
Barry Norman
Pubblicato: Dec 24, 2014, 20:25 GMT+00:00

Prosegue il rally del dollaro Usa, autentico regalo di Natale per gli investitori e gli americani. La banconota verde ha toccato il massimo degli ultimi 5

Il Pil Usa lancia il dollaro al massimo degli ultimi 5 anni

Prosegue il rally del dollaro Usa, autentico regalo di Natale per gli investitori e gli americani. La banconota verde ha toccato il massimo degli ultimi 5 anni grazie al rialzo della fiducia dei consumatori Usa dettato dal fatto che l’economia statunitense è in piena espansione tanto da far dimenticare le ansie degli anni passati. Il dollaro Usa ha toccato un massimo a 90,43 e viaggia attualmente a 90,28. Con il prezzo di benzina, gas naturale e riscaldamenti ai minimi storici i consumatori sono liberi di spendere in lungo e in largo, mentre i cisti dei trasporti e delle tariffe aeree diminuisce ogni giorno che passa. Come se non bastasse, ieri anche il Pil Usa ha dato il suo contributo alla fiducia dei consumatori, permettendo alla banconota verde di apprezzarsi su tutte le sue principali controparti valutarie: il dipartimento del Commercio ha infatti rivisto al rialzo le stime per la crescita del Pil nel terzo trimestre 2014 da +3,9% a +5% – si tratta della migliore performance dal 2003. La notizia ha alimentato inoltre le aspettative per un primo rialzo dei tassi da parte della Fed (attualmente al loro minimo storico) ben prima di quanto non potrà fare qualsiasi altra banca centrale. L’euro è scambiato a 1,2174, la sterlina a 1,5514 e lo yen giapponese a 120,32 dopo aver toccato un minimo a 120,83 nel corso della sessione di ieri.

Wall Street ha brindato entusiasta alla notizia che il Pil Usa è cresciuto oltre le più rosee aspettative. Lo S&P 500 e il Dow Jones sono in pieno rally natalizio, toccando nuovi massimi alla vigilia della chiusura per il periodo festivo. Anche la maggior parte delle piazze asiatiche corre in territorio positivo, trainata dalla chiusura favorevole degli indici statunitensi.

Quest’anno la banconota verde si è apprezzata di almeno il 5% contro le sue 16 principali controparti valutarie, mietendo nuovi successi anche durante la sessione di ieri grazie alla notizia di un’espansione economica che nell’ultima decade non era mai stata tanto consistente. Lo yen è scivolato al minimo degli ultimi 5 giorni contro il dollaro Usa a fronte delle voci secondo le quali il deprezzamento della valuta nipponica prosegue troppo rapidamente. Lo yuan cinese ha invece toccato il minimo degli ultimi 6 mesi dal momento che la netta ripresa dell’economia Usa non ha mancato di supportare il dollaro.

L’euro è scambiato piatto stamattina dopo aver toccato un nuovo minimo. La coppia è scambiata a 1,2175 mentre “sempre più osservatori sono convinti che presto la Bce inizierà ad acquistare titoli sovrani”, sostiene Masato Yanagiya, capo della divisione Foreign exchange and Money trading della Sumitomo Bank. “La conseguenza di questo allentamento monetario sarà un ulteriore deprezzamento dell’euro specialmente contro il dollaro Usa”.

Il primo ministro greco Antonis Samaras non è riuscito neppure ieri a raccogliere abbastanza voti per far eleggere Stavros Dimas alla presidenza della Repubblica in quella che si sta rivelando una procedura che molto probabilmente porterà il paese ellenico a nuove elezioni. Se vittorioso, il partito di opposizione e di sinistra estrema Syriza tenterà di rinegoziare le quote di debito greco attualmente detenute dalla Bce e da altri prestatori internazionali.

La sterlina britannica si è deprezzata dopo che il Pil del paese ha disatteso le aspettative della vigilia. La sterlina è così scambiata a 1,5514 e dovrebbe chiudere l’anno nel range dell’1,55. L’Aussie e il Kiwi hanno invece guadagnato qualche punto dopo che ieri si erano deprezzate per via della crescita del dollaro Usa. L’Aussie è scambiata a 0,8111 e il Kiwi a 0,7723: entrambe sono prossime ai minimi recenti.

Il calendario odierno è particolarmente scarno, eccezion fatta per il rapporto sulle scorte di greggio statunitensi e le richieste settimanali di sussidi per la disoccupazione: nessuno dei due indicatori dovrebbe però essere in grado di influenzare le transazioni odierne.

 

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