Il dollaro Usa si mantiene ben saldo pur avendo ceduto qualche punto nel corso della sessione asiatica, con i trader desiderosi di portarsi a casa i loro
Oggi i mercati asiatici viaggiano in territorio positivo grazie al rialzo del greggio e alle ultime stime di ripresa dell’economia globale. Lo yen giapponese è scambiato a 119,52 contro il dollaro e a 146,31 contro l’euro, dopo essersi deprezzato di circa l’1,4% nel corso della scorsa settimana a fronte di sentimenti di mercato rialzisti (che hanno portato a un calo della domanda di valute a basso rendimento). Stamattina la Banca del Giappone ha pubblicato il suo ultimo rapporto: nonostante la striscia di notizie poco favorevoli degli ultimi tempi (come un calo dell’output e della fiducia delle aziende), la Banca del Giappone ha adottato un tono piuttosto favorevole nel parlare delle prospettive economiche del paese. Dopo aver concluso l’ultima riunione di politica monetaria lo scorso 19 dicembre, l’istituto ha affermato che l’export stava dando segnali di ripresa e che i consumi privati rimanevano “resilienti”.
La maggior parte delle divise asiatiche è scambiata in territorio positivo con i trader che ne fanno incetta dopo il loro crollo di venerdì scorso. L’Aussie ha così recuperato 11 punti sino a 0,8157 benché le ultime parole della banca centrale australiana incidano sensibilmente sulle quotazioni della valuta. La scorsa settimana il governatore Rba Stevens ha detto che il dollaro australiano si mantiene ancora sopravvalutato e dovrebbe invece viaggiare attorno ai 75 centesimi di dollaro Usa. John Peter, economista senior della Commonwealth Bank di Sydney, ha detto che “le valute legate alle materie prima, quali AUD e NZD, potrebbero rimanere sotto forte pressione finché i prezzi delle materie prime non si saranno stabilizzati. Nei prossimi mesi l’AUD dovrebbe tornare attorno quota 0,700”.
Il Kiwi è invece rimbalzato di 6 punti dopo lo scivolone della scorsa settimana per essere scambiato a 0,7750. Il dollaro neozelandese ha beneficiato della decisione delle autorità monetarie elvetiche di portare in territorio negativo i tassi d’interesse del franco svizzero, spingendo gli investitori ad acquistare le altre valute ad alto rendimento. Eppure, l’ennesimo calo dell’indice Westpac di fiducia dei consumatori ha permesso al Kiwi di apprezzarsi in maniera solo marginale.