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I nemici dell’ottimismo renziano

Da
Lorenzo Cuzzani
Pubblicato: Nov 11, 2014, 18:30 GMT+00:00

Il Premier Renzi prosegue con convinzione il suo programma per permettere all'Italia di uscire dalla crisi; sostiene la manovra, investendosi portavoce

I nemici dell’ottimismo renziano
I nemici dell'ottimismo renziano

Il Premier Renzi prosegue con convinzione il suo programma per permettere all’Italia di uscire dalla crisi; sostiene la manovra, investendosi portavoce solerte e fedele.

Per quanto duro, il dibattito con Bruxelles appare comunque produttivo, così come appare produttivo lo scontro tra due pugili su un ring: entrambi ambiscono a vincere, entrambi difendono i propri interessi.

Uno dei due, il più forte, sta infierendo sul secondo già in difficoltà: sia per scarsa forma propria, sia per meriti dell’antagonista. Se gli stenti sono dovuti ad un calo della produzione industriale su base annua del 2,9% nel mese di settembre, registrando un calo mensile dello 0,9%, risulta palese come più che di difficoltà, si possa parlare di criticità.

Analizzando tali criticità, l’Istat permette di notare come la più grave sia costituita dalla diminuzione della produzione dei beni al consumo (-3,2%), seguita dai beni strumentali (-2,4%), dall’energia (-1,5%) e in misura minore dai beni intermedi (-0,8%). Nella media del trimestre luglio-settembre 2014 la produzione industriale in Italia è diminuita dell’1,1% rispetto al trimestre precedente. Il dato è il più basso dal quarto trimestre del 2012. Nella media dei primi nove mesi dell’anno la produzione è scesa dello 0,5% rispetto allo stesso periodo del 2013.

Dati preoccupanti, specie se si aggiunge lo slittamento della ripresa dell’industria meccanica, considerando come la produzione sia arrivata ad un controvalore di 39,9 miliardi di fatturato complessivo, in calo dello 0,3% rispetto al 2013, secondo i dati forniti dall’Anima (associazione di settore aderente a Confindustria); un barlume di ottimismo è dato dalla stessa associazione che prevede l’aumento dello 0,7% del settore in questione, a cui fa eco l’aumento delle esportazioni dell’1,1% su base annua, in crescita anche nel 2015, seppur in misura rallentata rispetto al passato.

Ad alimentare la compagine anti-ottimistica di Renzi, ci pensa Moody’s, prevedendo una crescita del PIL tra il -0,5% e il +0,5%, affermando come “le riforme economiche realizzate nei paesi periferici e più di recente in Italia e Francia avranno un impatto positivo ma graduale. Nel breve termine ci aspettiamo ulteriori aumenti della disoccupazione nei paesi più deboli dell’Eurozona, come Francia e Italia, che indeboliranno i consumi e prolungheranno la crescita molto bassa”.

A questa previsione di crescita zero per il 2015 fa capolino un ammonimento della Commissione Europea, la quale stigmatizza la situazione italiana tuonando: “Il livello molto alto di debito pubblico dell’Italia è un importante peso per l’economia e una grave fonte di vulnerabilità, in particolare nell’attuale contesto di bassa crescita e inflazione”.
Il problema che si pone ora è che potrebbero essere richiesti ulteriori correttivi ad una manovra, molto dibattuta sia a livello nazionale che comunitario, con la conseguenza di aggiungere ulteriore incertezza e tensione in un momento dove è necessario remare tutti dalla stessa parte.

Se è vero che è discutibile la scelta del governo di rallentare la riduzione del debito, come detto dalla Commissione, rappresentando i livelli attuali un”freno alla crescita” e imponendo “alti livelli di tassazione”, limitando “il margine di manovra per la spesa pubblica produttiva e la capacità di rispondere a choc economici”, è pur vero che riducendo sostanzialmente un debito così alto, con misure repentine, si faranno felici le alte sfere di Bruxelles, ma si ridurranno maggiormente i consumi nazionali, paralizzando ancor di più l’economia reale.

Si sa, tra due pugili di diverso valore, solo uno rimarrà in piedi, difficile per il più debole arrivare alla fine dell’incontro subendo un “un aggiustamento del saldo netto strutturale dello 0,9% del PIL” per rispettare il Patto di Stabilità, delineandosi una manovra correttiva da quasi 10 miliardi di euro.
Il confronto è ancora aperto, solo il tempo potrà giudicare l’esito dell’incontro.

Sull'Autore

Lorenzo Cuzzanicontributor

Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.

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