Verso la fine della sessione di ieri i mercati finanziari si sono lanciati in una vera e propria corsa sulle montagne russe. Le vendite al dettaglio Usa
Gli investitori hanno guardato per mesi al rallentamento di Eurozona, Giappone e Cina. E anche se nel terzo trimestre l’economia Usa è stata in grado di crescere a un ritmo vertiginoso, non è detto che gli Stati Uniti riescano a rimanere immuni dalle difficoltà del resto del globo. Il rallentamento economico abbatte le prospettive di guadagno delle società, che a loro volta costituiscono un driver della crescita dei mercati azionari. Ecco perché nelle ultime sessioni i mercati sono divenuti molto più volatili, con gli investitori a soppesare e risoppesare il ritmo di crescita globale, i possibili mutamenti nelle politiche monetarie delle principali banche centrali nonché le prospettive di guadagno del quarto trimestre.
L’indice del dollaro continua a crescere nonostante l’avversione al rischio che lentamente sta pervadendo i mercati. Stamane è scambiato in territorio positivo a 92,37. L’euro ha invece toccato un nuovo minimo dopo che la Corte Europea di Giustizia ha detto che il programma Omt della Bce rispetta i Trattati Ue, spianando la strada al Qe europeo che, con ogni probabilità, sarà annunciato nel corso della riunione Bce della prossima settimana. Ieri l’euro era riuscito ad aprire la sessione in rialzo, prima di cedere terreno (-7 punti) e aprire quella odierna a 1,1781. La sterlina si è invece apprezzata dopo che il governatore Boe ha affermato che i tassi d’interesse aumenteranno progressivamente; la divisa britannica si è mossa in rialzo nelle ultime due sessioni per essere scambiata a 1,5236.
La Bce sta tentando di tutto per combattere la spirale deflazionistica che lo scorso mese ha investito l’Eurozona spingendo in ribasso i prezzi al consumo su base annua. Le autorità sono però ancora divise sull’eventualità di lanciare un vero e proprio Quantitative easing, con la Germania a guidare il fronte (minoritario) di quanti sostengono che ciò aumenterà il rischio per i contribuenti dei paesi virtuosi e diminuirà gli sproni ai governi del Sud Europa affinché questi si impegnino a riformare le proprie economie.
Intervistato dal Die Zeit di oggi, Draghi ha affermato che la Bce è pronta ad acquistare titoli sovrani e che l’annunciò arriverà con ogni probabilità nel corso della riunione del 22 gennaio. Secondo il numero uno dell’istituto di Francoforte, la deflazione in Eurolandia potrebbe aggravarsi pericolosamente nel caso in cui la Bce non dovesse intervenire. Draghi ha così annunciato che l’istituto è pronto ad acquistare titoli di Stato per rimettere in moto la crescita dell’inflazione.
“Ciascun membro del Consiglio direttivo Bce è determinato a rispettare il mandato che ci è stato affidato” ha detto Draghi nel corso dell’intervista. “Naturalmente, esistono delle divergenze di opinione rispetto a quel che dovrà essere fatto, anche se le opzioni non sono infinite”, ha quindi aggiunto.
A peggiorare le cose è giunta la notizia che a dicembre le vendite al dettaglio Usa sono calate del -0,9% su base mensile, acuendo i timori di quanti paventano un esaurimento della ripresa economica globale. Il dollaro australiano si è mosso al rialzo dopo aver toccato un nuovo minimo per crescere sino a 0,8175 e chiudere la sessione di ieri a 0,8145. Stamattina si è portato a quota 0,8188 grazie all’annuncio di un incremento nel numero delle assunzioni e del calo della disoccupazione. Lo yen giapponese si è mosso da quota 117,30 fino a 116,04, aprendo la sessione odierna a 117,73.