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Greggio Nuovamente Al Ribasso

Da
Barry Norman
Aggiornato: Jan 19, 2015, 19:03 GMT+00:00

Questa mattina il greggio WTI inverte la sua rotta restituendo parte dei guadagni della scorsa settimana. Il combustibile perde 37 centesimi ed é

Greggio Nuovamente Al Ribasso

Greggio Nuovamente Al Ribasso
Questa mattina il greggio WTI inverte la sua rotta restituendo parte dei guadagni della scorsa settimana. Il combustibile perde 37 centesimi ed é scambiato a 48.76$, in prossimità dei massimi del 2015. Il Brent posta un calo di 21 centesimi rimanendo al di sotto dei 50£. Il combustibile europeo é negoziato a 49.78$. Gli speculatori prevedono un interiore ribasso del mercato poiché la crescita globale continua a mostrare segni di rallentamento.

Si prevede un calo del PIL cinese, dato che dovrebbe gravare sulla domanda implicita. Sempre in Cina, i prezzi delle nuove abitazioni hanno riportato un calo del 4,3% annuo in 68 città su 70. Martedì verranno rilasciati i numeri del prodotto interno lordo cinese. Per il terzo trimestre si prevede una crescita del 7,2% contro il 7,5% prefissato da Pechino.

Il greggio si muove al ribasso sul retro della forte produzione irachena, il secondo maggior esponente dell’Opec, che sembra essere intenzionato ad incrementare ulteriormente la propria produzione. Dallo scorso giugno ad oggi i prezzi del greggio hanno registrato un ribasso di oltre il 50% sul retro di un massiccio incremento della produzione mondiale e di un significativo calo della domanda globale. Detto questo, l’EIA non esclude la possibilità di assistere ad un inversione di rotta del mercato, tuttavia, ha parlato anche di un ulteriore ribasso. Ricordiamo come, durante la riunione di novembre, l’Opec abbia deciso di mantenere invariati i propri livelli di produzione gravando così sui prezzi del prezioso già fortemente in ribasso.

Daniel Ang analista presso la Phillip Futures Investment ha dichiarato alla AFP che gli investitori hanno tutti gli occhi puntati sulla prossima riunione Opec, prevista per giugno, poiché ritengono che la suddetta riunione possa rappresentare la “svolta decisiva” per contrastare il surplus delle scorte mondiali.

Nel 2014 le scorte mondiali provenivano principalmente da fonti molto instabili come la Libia- che ha attualmente ridotto la produzione- o l’Iraq che, nonostante la complessa situazione relativa alla sicurezza del paese,  ha raggiunto i 300.000 barili giornalieri. Tuttavia, l’impatto maggiore é stato dettato dalla produzione di scisto statunitense. Detto questo, in uno scenario a breve termine, sebbene i prezzi siano a livelli molto bassi, la produzione dovrebbe rimanere invariata poiché gli investitori hanno bisogno di ridurre al minimo le perdite già piuttosto elevate.

Nel corso degli ultimi 25 anni il Consiglio di cooperazione del Golfo (CCG) guidato dall’Arabia Saudita, é stato il principale esportatore mondiale del mercato energetico. Stando a quanto riportato dall’EIA degli Stati Uniti, nel 2012 l’Arabia Saudita ha esportato 8,9 milioni di barili giornalieri, un numero nettamente superiore a quello riportato dalla maggior parte degli altri paesi. Gli Emirati Arabi Uniti e il Kuwait erano al terzo e quarto posto con una produzione di 2,5 milioni di barili giornalieri e di 2,3 milioni di barili giornalieri.

La produzione del CCG é rimasta invariata tuttavia la domanda globale si é ridotta notevolmente. Solo 25 anni fa, gli Stati Uniti, l’ Unione Europea e il Giappone compravano circa la metà di tutte le esportazioni del CCG, mentre l’Asia, eccezion fatta per il Giappone, copriva solo il 15%. Oggi la situazione é quasi invertita: il G3 acquista solo un quarto delle esportazioni della regione, mentre i paesi emergenti dell’Asia hanno quasi triplicato la loro quota.

Tale scenario é il risultato di molteplici fattori. La domanda energetica in Asia é aumentata vertiginosamente, la produzione manifatturiera mondiale si é spostata in oriente e gli investimenti nelle infrastrutture sono cresciuto notevolmente aumentando così anche il livello dei consumi.

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