Lunedì mattina il dollaro Usa si mantiene ben saldo nel corso della sessione asiatica, scambiato a 88,62 dopo aver dovuto cedere parte degli ultimi
Al termine della scorsa settimana i mercati Usa muovevano in ribasso dal momento che gli investitori sembravano temere un rallentamento della crescita globale e il perdurante calo dei prezzi del greggio. Lo S&P 500 ha chiuso in ribasso dell’1,62% a 2002,33. I mercati aspettavano trepidanti i risultati delle elezioni in Giappone (il cui esito definitivo era atteso per domenica), anche se la maggior parte dei sondaggi puntavano alla vittoria del premier Abe. Il risultato delle elezioni è stato infine dichiarato e, come previsto, il primo ministro Abe si è assicurato un nuovo mandato come capo dell’esecutivo che gli permetterà di portare avanti il suo programma di riforme strutturali e di svalutazione dello yen. Stamattina la valuta nipponica apre in lieve rialzo, scambiata a 118,63 dopo aver toccato un massimo record durante la scorsa settimana a 1,2150.
Abe ha trasformato la tornata elettorale in un referendum sulla sua politica economica, preso ribattezzata ‘Abenomics’. Il primo ministro decise inoltre di rimandare il secondo rialzo dell’iva al 2017 dopo che il primo incremento di aprile (dal 5 all’8%) ha bloccato i consumi e trascinato l’economia del Giappone in recessione. Ma, con ogni probabilità, il primo ministro non intaccherà per alcun motivo il nocciolo dell’Abenomics: il massiccio Quantitative easing della Banca del Giappone e una politica fiscale iper-accomodante. Ci sono comunque delle voci secondo le quali il primo ministro ritarderà l’attuazione della più complessa e pervasiva “terza freccia” dell’Abenomics.
A incidere negativamente sulle quotazioni delle valute asiatiche è un rapporto pubblicato dai ricercatori della banca centrale cinese che, a sorpresa, sostiene che l’economia del gigante asiatico crescerà solamente del +7,1% nel corso del prossimo anno (e non del +7,4%) dal momento che la bolla del settore immobiliare sta comprimendo fatalmente l’espansione della seconda economia mondiale.
Stando all’Australian Financial Review, questa ricerca compare nel momento in cui il governo australiano si appresta a tagliare le sue previsioni di crescita relative all’economia cinese pubblicando quest’oggi l’aggiornamento al suo budget di metà-anno. Il quotidiano sostiene che il Tesoro dell’Australia si aspetta che nel 2015 la Cina crescerà solamente del +6,75% e del 6,5% nel 2016. L’Aussie è precipitato di 25 punti stamane fino a 0,8221; il Kiwi si è mosso di conserva, cedendo 23 punti sino a 0,7755.
I riflettori di tutto il mondo sono rivolti a una crisi di ostaggi che sta avendo luogo nel pieno centro di Sidney. La notizia è impattata sui mercati globali e sulle quotazioni dell’Aussie, tanto più dopo che si è appreso che si tratterebbe di un atto terroristico. Il dollaro australiano è precipitato al minimo degli ultimi 4 anni e mezzo mentre proseguiva l’assedio da parte della polizia del quartiere finanziario di Sidney; come se non bastasse, a incidere sulle quotazioni dell’Aussie era la notizia che quest’anno il deficit di bilancio dell’Australia sarebbe cresciuto sensibilmente. Dozzine di ostaggi sono intrappolati in un caffè nel centro della città, con le televisioni locali che trasmettono le immagini di alcuni ostaggi costretti alla finestra per mostrare una bandiera nera con sopra riportate alcune parole in arabo. Il timore è che si tratti di un attacco portato da un militante islamista.