L'Economia Italia è debole. La Metà del Pil del nostro paese arriva dalle imprese del Nord, dove il settore privato occupa quasi la metà dei lavoratori dipendenti.
L’economia dell’Italia permane in una condizione di debolezza e stagnazione, la Nota di agosto sull’andamento dell’economia pubblicato dall’IStat non lascia spazio a dubbi, il nostro Paese fa fatica.
Al netto delle “Turbolenze geopolitiche” dovute alla guerra commerciale USA – Cina, alla Brexit, alla frenata della locomotiva tedesca, l’Italia dal canto suo non trova strategie per migliorare la sua produttività.
L’economia italiana prosegue in “una fase di stagnazione” anche nel secondo trimestre del 2019 con un Pil a +0%. “La debolezza dei ritmi produttivi si è riflessa anche sul mercato del lavoro”, scrive l’Istat e ha comportato uno stop alle assunzioni e alla crescita del numero di ore lavorate.
Cresce lievemente l’inflazione al consumo anche se su “livelli contenuti”.
La fiducia di imprese e consumatori cala, l’indice calcolato dall’Istat indica un calo nelle prospettive future. Il calo della fiducia, in particolare nei consumatori, significa un calo negli acquisti e senza acquisti l’economia “non gira”.
I mancati consumi fanno registrare una riduzione delle vendite al dettaglio nel mese di luglio 2019 del -0,5% in termini di volume e del -0,1% in termini di valore. Non tutti i dati sono negativi, perché su base trimestrale le vendite sono aumentate grazie anche a un buon mese di giugno.
Su base annua le vendite al dettaglio sono in aumento del +2,6% in valore e del +2,8% in volume. Crescono in particolare i beni alimentari del +3,2% e i beni non alimentari del +2,1%.
A primeggiare l’informatica e le telecomunicazioni, dove le vendite quest’anno sono aumentate del +6,4% dimostrando quanto le persone considerino telefoni e apparati tecnologici veri e propri status symbol irrinunciabili. In crescita anche le calzature e gli articoli in cuoio del +6,1%.
In generale crescono tutte le attività commerciali del terziario, cresce la grande distribuzione del +3,3% e del +0,9% le imprese operanti su piccole superfici (i piccoli negozi). Ma il Re Leone del commercio al dettaglio è ormai l’e-commerce, il quale cresce del +23,2% nel solo mese di luglio, rispetto al luglio 2018.
Analizzando i dati più nel profondo, e provenienti dalla Cgia di Mestre, si evince che il Nord Italia è l’area geografica del paese dove si produce quasi la metà del Pil e dove si pagano la gran parte delle tasse che sostengono il sistema. Di conseguenza è qui che si concentra il maggior numero di occupati e il grosso degli investimenti.
La Cgia di Mestre vede nella composizione del nuovo Governo uno squilibrio forte che potrebbe mettere ai margini, nonostante sia la locomotiva d’Italia. Data la composizione del Governo (tutto a sinistra), le regioni del nord (guidate dal centrodestra) rischiano di essere poco considerate nelle politiche nazionali.
Le 6 regioni del Nord Italia, da sole producono 721 miliardi di euro di valore aggiunto, pari al 46,6% del totale nazionale. Le imprese del Piemonte, Lombardia, Liguria, Veneto, Trentino e Friuli, hanno 2 milioni di imprese (il 38,1% del totale) e occupano 8 milioni di lavoratori (il 48% del totale), con un export di 336 miliardi di euro (il 58,2% del totale nazionale) e qui si concentrano investimenti fissi lordi realizzati di 142 miliardi di euro (il 49% del totale nazionale).
Scrittore web freelance dal 2013, scrive di crypto economy dal 2016 e di fintech e mercati azionari dal 2018. Scrive inoltre di economia digitale.Dal 2018 collabora per FXEmpire.it scrivendo di crypto e mercati azionari con particolare attenzione a Borsa Italiana. Inoltre, cura la pubblicazione di articoli formativi a cadenza domenicale per l'area Formazione del sito di FX Empire Italia.