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Con Bce e Grecia alle spalle, i trader valutari guardano ora al Fomc

Da
Barry Norman
Pubblicato: Jan 28, 2015, 17:01 GMT+00:00

Il dollaro Usa si è risollevato nel corso della sessione asiatica per essere scambiato a 94,54 dopo aver toccato quota 95,40 durante la scorsa settimana.

Con Bce e Grecia alle spalle, i trader valutari guardano ora al Fomc

Il dollaro Usa si è risollevato nel corso della sessione asiatica per essere scambiato a 94,54 dopo aver toccato quota 95,40 durante la scorsa settimana. Ieri il biglietto verde era infatti precipitato dopo che gli ordinativi di beni durevoli avevano mancato le attese, riducendosi del 3,4% nel corso di dicembre e ricordando che l’economia statunitense ha ancora qualche punto debole, soprattutto la sua esposizione al rallentamento economico globale. I trader guardano ora con interesse alle prossime mosse del governo ellenico e alla dichiarazione di politica monetaria della Fed che seguirà la riunione odierna. Anche se al momento non è previsto alcun mutamento di politica da parte dell’istituto statunitense, i membri Fomc potrebbero voler lasciar trapelare qualche segnale che confermi l’intenzione di rialzare i tassi verso la seconda metà dell’anno.

Frattanto la fiducia dei consumatori Usa è cresciuta al massimo degli ultimi 8 anni, toccando quota 102,9 nel mese in corso dopo il 93,1 di dicembre. Sempre a dicembre le vendite di nuove abitazioni solo cresciute di 481mila unità, migliorando il dato precedente di 438mila unità. Gli ordinativi di beni durevoli core, che non tengono conto degli equipaggiamenti di trasporto, si sono ridotti dello 0,8% nel corso di dicembre.

L’euro è d’altro canto in netto recupero, scambiato in ribasso di 43 punti a 1,1336 nel corso della sessione odierna, dopo aver toccato ieri 1,14. Svanito l’effetto-annuncio Bce e conosciuto l’esito delle elezioni politiche in Grecia, i trader possono prendersi un momento per tirare il fiato. L’euro si mantiene ben saldo dopo essersi ripreso ieri dal minimo degli ultimi 11 anni grazie alle voci di quanti ritengono improbabile un’uscita della Grecia dal blocco monetario. La valuta comune dovrebbe muovere in rialzo anche durante la sessione odierna, con i trader piuttosto fiduciosi del fatto che il leader del partito di Syriza, Alexis Tsipras, sia pronto a scendere a patti con i creditori internazionali tanto da allentare i timori d quanti paventano un duro confronto fra il governo di Atene e la Troika capace di portare la Grecia fuori dall’euro.

Ieri il primo ministro greco Tsipras ha composto la sua squadra di governo chiamando al suo fianco una serie di veterani del fronte anti-austerità. Ha inoltre bloccato la privatizzazione del Pireo, il porto più grande del paese, nel tentativo di rispettare le promesse elettorali e nonostante i colpi d’avvertimento dei mercati finanziari e dei partner dell’Eurozona. I mercati ellenici hanno infatti vissuto una seconda giornata di travagli, con le azioni degli istituti di credito letteralmente a picco e gli investitori sempre più preoccupati che un governo tanto contrario ai piani di salvataggio internazionali possa finire per mettersi in rotta di collisione con l’Unione Europea e il Fmi, i principali creditori del paese. Dopo aver promesso di congelare i tagli di bilancio e di rinegoziare l’enorme debito ellenico, domenica scorsa il partito di estrema sinistra guidato da Tsipras, Syriza, ha trionfato alle elezioni politiche cavalcando l’ondata di risentimento popolare contro le ferree politiche di bilancio imposte da Berlino che hanno acuito l’impoverimento del paese e lasciato un greco su quattro senza lavoro.

Lo yen giapponese si è deprezzato contro un dollaro Usa nuovamente in crescita per toccare quota 118,13 dopo aver perso 28 punti. Ieri lo yen aveva invece guadagnato un certo slancio, presto esauritosi nel momento in cui gli investitori preferivano evitare le valute più in difficoltà mentre venivano meno i timori legati all’incertezza europea. Lo yen è comunque riuscito a guadagnare contro la gran parte delle sue principali coppie valutarie dopo che il ministro dell’Economia nipponico ha affermato che né il governo né la banca centrale prevedono di seguire un piano particolarmente rigido per riportare l’inflazione al 2%.

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