Come cambia la banca tradizionale all’epoca del digitale e cosa prendere dalle nuove banche online per esserci ancora anche nel futuro.
La digitalizzazione dei processi bancari è un passaggio in atto che molte banche stanno vivendo e quelle che hanno compreso di non essere in grado di poter compiere da sole, si aggregano ad altre per non soccombere. Tuttavia la digitalizzazione potrebbe non segnare la morte della banca fatta di filiali, quest’ultima potrebbe invece demandare all’automazione dei processi (RPA) i compiti ripetitivi e che occupano ore lavoro degli impiegati, per spostare questi ultimi su nuovi servizi da fornire ai clienti.
Digitalizzazione bancaria e chiusura filiali: alternativa al taglio di personale
Siamo portati a credere che la digitalizzazione bancaria porterà nei prossimi anni a chiudere quasi tutte le filiali, lasciando solo qualche sede principale a mo’ di rappresentanza.
L’alternativa al taglio del personale nelle filiali e alla loro chiusura c’è, e passa per la fornitura di nuovi servizi di consulenza alle imprese ed ai cittadini che prima una banca tradizionale non forniva.
Quali?
Nuovi servizi e scommettere sull’umanità e non sulla spersonalizzazione, sarà la scommessa vincente per le banche tradizionali che vorranno esserci anche nel futuro. Ma bisogna agire nel presente.
La banca tradizionale resiste se offre tanti servizi
Le banche solo digitali come Revolut o N26, offrono alcuni servizi innovativi non ancora disponibili nelle banche tradizionali, ma a differenza di queste ultime, le prime possono offrire un numero di servizi più ampio.
La banca tradizionale, infatti, propone investimenti, assicurazioni RCA e sulla casa, conto titoli e altri servizi che le banche digitali per ora non hanno.
Concludendo
In definitiva, la banca tradizionale che punta alla filiale che resta aperta anche al tempo delle banche digitali, dovrà digitalizzarsi e allo stesso tempo proporsi con nuovi servizi resi necessari dall’era digitale, ma che hanno pur sempre bisogno della consulenza di una persona vera e a cui stringere la mano.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.