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Bene Mr. Bernake, Ci Sarà Il Ridimensionamento o No? Questa è La Domanda Dei Trader

Da:
Barry Norman
Pubblicato: Dec 17, 2013, 22:10 GMT+00:00

È ampiamente previsto che la Fed potrebbe decidere di avviare il suo programma di ridimensionamento dello stimolo monetario durante la riunione di questa

Bene Mr. Bernake,  Ci Sarà Il Ridimensionamento o No? Questa è La Domanda Dei Trader

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È ampiamente previsto che la Fed potrebbe decidere di avviare il suo programma di ridimensionamento dello stimolo monetario durante la riunione di questa settimana . Molti economisti ritengono che una serie di dati economici ottimistici e una riduzione delle restrizioni fiscali potrebbero spingere gli alti funzionari della Fed a moderare il ritmo di acquisti asset prima del previsto. In un rapporto pubblicato lunedì la Federal Reserve ha dichiarato che, sul fronte economico, la produzione industriale degli Stati Uniti, nel mese di novembre,  ha guadagnato l’1,1%, nettamente superiore al modesto incremento dello 0,1% registrato ottobre, segnando così il più alto  guadagno in un anno.

Nel frattempo, secondo un sondaggio pubblicato lunedì dalla Federal Reserve Bank di New York,  le condizioni manifatturiere per i produttori di New York sono rimaste invariate nel mese di dicembre. L’indagine ha mostrato come l’attività manifatturiera nella regione abbia registrato una crescita di 3,19 punti raggiungendo gli 0,98 nel mese di dicembre contro la lettura negativa di novembre. Inoltre, stando a quanto dichiarato dal dipartimento del lavoro,  il rapporto sull’attività produttiva nei settori non agricoli degli Stati Uniti, nel terzo trimestre, ha mostrato un incremento del tasso annuo pari al 3%.

“Una serie di rilasci economici positivi provenienti dagli Stati Uniti ha supportato ulteriormente un possibile ridimensionamento monetario”. I principali funzionari della Fed si riuniranno per due giorni a partire da oggi e valuteranno se la crescita economica registrata fino ad ora sia in grado di sostenere un possibile ridimensionamento monetario. L’avvio di una simile politica finanziaria spingerebbe il dollaro statunitense al rialzo, portando ad un rincaro dei prezzi del greggio WTI per i tutti quei paesi aventi valute differenti dalla suddetta, il che comporterebbe una riduzione della domanda. Questa mattina il dollaro statunitense si muove al ribasso perdendo 4 punti ed è negoziato a 80.20. Ricordiamo come la scorsa settimana la suddetta valuta abbia rotto al di sotto dei 79 e come abbia poi recuperato leggermente raggiungendo gli 80, ma rimane comunque al di sotto del range di trading inizialmente previsto, pertanto non abbiamo assistito a nessuna mossa significativa.

Al contrario, l’euro si muove al rialzo guadagnando 7 punti sul retro dei numeri più forti del previsto mostrati dal rapporto sulla produzione industriale tedesca e dell’eurozona; questa mattina la valuta comune è negoziata a 1,3769$.  Inoltre, la mossa rialzista dell’euro è stata supportata dai dati relativi alla fiducia degli investitori tedeschi che questa mattina hanno toccato i massimi degli ultimi 4 anni. Secondo i sondaggi di Bloomberg, l’indice ZEW di Mannheim, centro per la ricerca economica europea che, attraverso la sua equipe di investitori e analisti cerca di prevedere con sei mesi di anticipo gli eventuali sviluppi economici, nel mese di dicembre mostrerà un forte incremento, raggiungendo i 55 punti contro i 54,6 del mese precedente. Se tale previsione fosse confermata, assisteremo alla lettura più forte dall’ottobre 2009.

Dall’altro lato del pacifico abbiamo una situazione leggermente contrapposta: da un lato i trader sembrano confortati dai forti acquisti mensili della BOJ, infatti, gli investitori del mercato obbligazionario hanno più o meno ignorato i segnali di inflazione che normalmente si riflettono in rendimenti maggiori, mentre  gli investitori del mercato azionario, hanno basato le proprie valutazioni e proiezioni  sulla performance dei prezzi azionari, prevedendo, per il Giappone, un’inflazione del 2%. Lo yen giapponese è negoziato a 103 sul retro delle nuove stime che, in primavera, prevedono una riduzione al livello dei 110$,  giacché proprio in quel periodo la BoJ dovrebbe incrementare il suo stimolo monetario al fine di compensare l’aumento dell’imposta sulle vendite.

Il verbale rilasciato questa mattina dalla banca centrale dell’Australia pesa sulla valuta nazionale che apre al di sotto del range di prezzo degli 0.90. Tale condizione trova la sua spiegazione nelle dichiarazioni del presidente della RBA, infatti, la scorsa settimana, Steven, aveva dichiarato che il dollaro australiano era troppo caro per il mercato attuale.

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