Due giorni or sono, l’istituto consortile di credito veronese ha comunicato di aver venduto il 100% di BP Luxembourg alla lussemburghese Banque Havilland,
Due giorni or sono, l’istituto consortile di credito veronese ha comunicato di aver venduto il 100% di BP Luxembourg alla lussemburghese Banque Havilland, decidendo così di liberarsi di un settore strategico del suo portfolio, quello degli idrocarburi.
Nell’annunciare una simile notizia, il Banco Popolare chiarisce nel dettaglio l’intera operazione, per la quale è stato concordato un prezzo preliminare di 30,9 milioni di euro, “oltre all’utile netto in formazione dal primo gennaio 2015 fino alla data del closing”; la nota continua, affermando come il prezzo “assume una distribuzione straordinaria di patrimonio di Banco Popolare Luxembourg a favore del Banco Popolare per l’importo minimo contrattualmente stabilito pari a 40 milioni”.
Diversamente da come si potesse pensare, nell’operazione in questione “non rientra la cessione della partecipazione in Aletti Suisse attualmente detenuta da Banco Popolare Luxembourg” e per quanto riguardi i rischi e i benefici relativi all’intero portafoglio crediti di Bp Luxembourg, questi “rimarranno in capo al Banco Popolare”.
Rilevante è la dimensione delle conseguenze di tale manovra, così stigmatizzata dal Banco Popolare, dopo aver fatto salva l’autorizzazione della Consob: “il cui perfezionamento è subordinato alle autorizzazioni delle autorità di vigilanza, non comporterà impatti significativi per il Banco Popolare né sotto il profilo economico né sotto il profilo patrimoniale rispetto alla situazione del gruppo al 30 giugno 2015”.
Commentano così gli analisti di Mediobanca Securities: “Il deal è in linea con il piano strategico del Banco Popolare che punta a focalizzarsi sul core business bancario”, consigliando l’azione in virtù del fatto che le possibilità che lo stesso Banco Popolare si trasformi in S.P.A. siano alte, stesso dicasi per UBI Banca.
A questo proposito, secondo la lucida analisi di Milano-Finanza: “Le due banche potrebbero essere protagoniste di operazioni distinte, essendo più grandi di altre realtà della categoria. Ma potrebbero anche convolare a nozze tra loro, dando vita al terzo polo bancario italiano alle spalle di Intesa SanPaolo e Unicredit. L’occasione per fare partire un simile progetto potrebbe essere proprio l’assemblea, la cui convocazione al momento è prevista per ottobre, che chiamerà al voto i soci di Ubi Banca.”
Se è vero quanto prospettato da MF, una cessione in tal senso è opportuna in ottica di consolidamento del core business e anche per presentarsi in maniera credibile davanti alla platea di investitori che guarderebbero con interesse una realtà nuova che potesse porsi come interlocutore di livello aumentando la concorrenza e stimolando la ricerca di un’eccellenza finanziaria, italiana, che potesse accrescere gli investimenti da e per la Nazione.
Una fusione tra Ubi Banca e Banco Popolare è un’ipotesi ventilata da molti, sia a livello di fattibilità sia di convenienza, infatti per Equita, SIM leader nel settore investment banking, questa è “l’operazione più probabile” nel panorama bancario italiano e proprio per questo il giorno dell’operazione di cessione di BP Luxembourg ha alzato il peso del titolo di Banco Popolare, nel suo portafoglio principale, di 50 punti base.
Se le premesse sono queste, non c’è dubbio che la finanza italiana si appresti a ricevere una scossa non indifferente in termini di servizi offerti e di diversificazione degli stessi che può solo far bene al Paese, specialmente in termini di concorrenza e sviluppo.
Gli investitori aspettano ottobre.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.