Aumenta il Surplus Di Greggio Sulla Scia Di Una Crescente Produzione di Stati Uniti & Opec

Stando a quanto dichiarato dalla Commerzbanck, in uno scenario a breve termine, una minore produzione di greggio degli Stati Uniti nulla può di fronte alla notevole quantità di scorte mondiali di greggio, scenario che riconduce inevitabilmente anche ad un massiccio aumento delle scorte statunitensi. Venerdì il mercato del greggio WTI mostra nuovamente la presenza di una tendenza ribassista, infatti, il combustibile si muove in ribasso perdendo il 2,27% ed è scambiato a 50.77$. Il combustibile statunitense chiude la settimana in rosso proprio come il Brent che si attesta su quota 60.08$ e che sembra essere destinato a muoversi nuovamente in ribasso per tutta la settimana.

“Secondo il Dipartimento dell’Energia degli Stati Uniti, nonostante la riduzione delle importazioni, la scorsa settimana le scorte di greggio hanno registrato un incremento di 7,7 milioni di barili postando nuovi record. Detto questo, la produzione degli Stati Uniti continua a crescere raggiungendo i massimi dal 1973.”

La Commerzbank aggiunge: “Nelle ultime sei settimane, l’inventario del greggio ha riportato un incremento totale superiore ai 43 milioni di barili. La scorsa settimana le scorte di greggio a Cushing sono aumentate di 3.7 milioni di barili, postando il loro terzo più grande aumento settimanale da quando, 11 anni fa, è iniziata la raccolta dei suddetti dati.

Secondo Scott Mitchell, direttore di ricerca presso il Wood Mackenzie, “Il crollo dei prezzi del greggio colpisce le attività onshore e gli operatori degli impianti di trivellazione, mentre i giacimenti in perforazione si ammucchiano a ritmi allarmanti”

Stando ai suddetti conteggi, il  Wood Mackenzie prevede che nel corso dell’anno i prezzi del greggio recupereranno dai minimi postati nei primi mesi del 2015 raggiungendo una media annuale di 53,35$ a barile per il WTI. Tuttavia, se i prezzi del combustibile statunitense rimarranno all’interno di un range di trading di 40$-50$ l’impatto sugli impianti sarà devastante, poiché scenderanno al di sotto dei 900 entro l’estate. Un simile scenario, mostrerebbe un taglio del 50% sul numero degli impianti di trivellazione a terra rispetto ai massimi postati a novembre del 2014.

Il surplus delle scorte mondiali di greggio continua ad aumentare, gli Stati Uniti  postano nuovi record e la produzioni dei paesi appartenenti all’Opec non sembra intenzionata a diminuire. Stando a quando dichiarato dal vice ministro del petrolio iracheno , Fayyad Al-Nima,  l’Iraq ha ampliato la sua capacità di stoccaggio di greggio a 10,5 milioni di barili poiché, in qualità di secondo più grande produttore Opec, tenta di superare i colli di bottiglia delle esportazioni del sud che bloccano le uscite.

Giovedì, Al-Nima, durante un’intervista telefonica ha riferito che il Medio Oriente ha aggiunto tre nuove cisterne con una capacità di stoccaggio combinata di 1 milione di barili giornalieri di greggio. La nazione sembra essere intenzionata ad aumentare tale capacità fino a 15 milioni di barili giornalieri entro la fine dell’anno portandola, successivamente, a 30 milioni di barili giornalieri entro i prossimi cinque anni. L’Iraq, che è il secondo principale produttore di greggio Opec dopo l’Arabia Saudita, sta ricostruendo la sua industria energetica dopo decenni di guerre e sanzioni. Stando ai dati riportati da Bloomberg, lo scorso anno, la nazione ha prodotto una media di 3,3 milioni di barili giornalieri,  i massimi dal 1979.

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