Tradotto con IA
I trader affrontano un’apertura ad alto rischio la domenica sera, con i futures sull’S&P 500 e altri principali indici che reagiscono agli attacchi degli USA ai siti nucleari iraniani sabato.
Si prevede che la forte escalation delle tensioni tra USA e Iran determini una volatilità settoriale, con i settori energetico e della difesa in testa, mentre tecnologia e viaggi potrebbero subire pressioni.
Gli analisti istituzionali avevano avvertito che questo tipo di perturbazione avrebbe costretto una rapida ricalibrazione dei prezzi nelle parti chiave del mercato, e ora tali modelli vengono messi alla prova in tempo reale.
Goldman Sachs aveva già previsto un premio geopolitico di 10 dollari sul Brent prima degli attacchi, con Daan Struyven che aveva avvertito che i prezzi potrebbero sfiorare i 90 dollari se le esportazioni iraniane dovessero diminuire di 1 milione di barili al giorno. Con l’Iran che produce 3,3 milioni di barili al giorno e nessuna capacità di riserva immediata da parte di OPEC+ pronta a colmare il vuoto, i trader potrebbero fare offerte aggressive sui futures del greggio all’apertura di domenica.
L’analisi storica di JPMorgan ha evidenziato che scenari di cambio di regime tendono a innescare ripide impennate dei prezzi del petrolio, con esempi passati — come la Libia 2011 e l’Iran 1979 — che hanno spinto il prezzo del greggio a salire fino al 76%. Lo Stretto di Hormuz, responsabile del 20% del transito globale del petrolio, rimane un punto focale, anche se gli analisti hanno minimizzato le probabilità di una disruzione totale grazie alla presenza navale degli USA.
I contraenti della difesa, come Lockheed Martin, RTX, Northrop Grumman e L3Harris, erano già indicati come titoli potenzialmente in rialzo. Gli analisti hanno evidenziato guadagni per il gruppo di 28 miliardi di dollari durante precedenti escalation in Medio Oriente, e i futures potrebbero rispecchiare un rinnovato interesse in questo settore.
Anche i titoli energetici, come Chevron, Diamondback, Marathon Petroleum e APA Corp, dovrebbero beneficiare del rafforzamento dei prezzi del petrolio. Al contrario, compagnie aeree e nomi del settore viaggi come United, Delta, JetBlue, Booking Holdings e Airbnb potrebbero subire pressioni a causa dell’aumento vertiginoso dei costi del carburante per jet e di un sentiment di viaggio più debole.
I futures sull’S&P 500 e sul Nasdaq potrebbero aprire in ribasso tra lo 0,75% e l’1,25%, specialmente se il Brent dovesse aprire in rialzo. Mike Wilson di Morgan Stanley ha classificato questo tipo di escalation come un evento di correzione del 5%–7%, pur sottolineando la resilienza dei fondamentali.
Il VIX, che solitamente impennatosi tra 18 e 25 durante le prime fasi di stress geopolitico, potrebbe salire bruscamente, con la backwardation che potrebbe creare opportunità tattiche a breve termine. I futures sull’oro e sui Treasury probabilmente saliranno nelle prime fasi della sessione, riflettendo una classica rotazione difensiva.
A meno che l’Iran non reagisca in modo da minacciare infrastrutture critiche o lo Stretto di Hormuz, il consenso istituzionale prevede un impatto contenuto sul mercato azionario, con movimenti concentrati in specifici settori.
L’apertura di lunedì offrirà la prima reale misura del sentiment degli investitori. I trader dovranno monitorare se i futures sul Brent si avvicinano o superano la soglia dei 90 dollari, un livello identificato dagli analisti di Goldman Sachs come una probabile conseguenza in caso di interruzione delle forniture iraniane.
Con una politica della Fed stabile e utili resilienti, i danni al mercato più ampio potrebbero rimanere contenuti, a condizione che il conflitto non degeneri in una confrontazione regionale diretta e prolungata.
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James A. Hyerczyk ha lavorato come analista finanziario fondamentale e tecnico del mercato dal 1982. James ha iniziato la sua carriera a Chicago come analista di mercato a termine per commercianti di pavimenti presso il CBOT e il CME, e da 36 anni fornisce analisi di qualità ai trader professionisti.