Euro Dollaro Riprende Quota Verso 1,1450 Prima dei Dati su Inflazione USA

Il cambio euro dollaro, seppur in un contesto relativamente movimentato, si trova in fase di relativo consolidamento a quota 1,144, dopo aver evitato un ribasso ben più ampio sotto 1,14.

Al momento, l’attesa è per i report sull’inflazione negli Stati Uniti, che potrebbero influire pesantemente sui fragili equilibri di mercato del Fiber.

Precisamente, stamattina alle ore 10:20 il cambio euro dollaro si trova a quota 1,1442 (+0,17%) mentre l’indice del dollaro statunitense si trova stabile a 95,5 punti, molto vicino al supporto intermedio che potrebbe aprire la strada a una corsa bearish.

Previsioni sul cambio euro dollaro

Il cambio euro dollaro si è posizionato nuovamente sopra il livello di resistenza di 1,1420 e da qui potrebbe tentare nuovi rialzi, avvicinandosi alla resistenza successiva di 1,1450, ormai imminente.

Un superamento di questo livello di prezzo potrebbe spingere il cambio euro dollaro anche verso i livelli di prezzo successivi a 1,1465 e 1,1485, prima del test della resistenza principale a 1,15.

Questo scenario risulterebbe invalidato in caso di un nuovo calo sotto il baricentro di 1,1420, da cui sarebbe possibile ipotizzare un rapido test del supporto a 1,14.

Se questa fascia dovesse resistere alla pressione ribassista, allora ci si potrebbe attendere una nuova fase di consolidamento, simile a quella attuale. In caso contrario, la rottura del supporto aprirebbe la strada a un break-out ribassista fino a 1,13 e persino oltre.

All’interno dello scenario ribassista, assume un ruolo fondamentale la fascia di consolidamento tra 1,1270 e 1,1330, che in tempi ancora recenti ha limitato i movimenti del Fiber per lunghe settimane.

Il calendario economico di oggi

Come già accennato, il cambio euro dollaro vedrà come principale market mover quest’oggi il report sull’inflazione negli USA, atteso in crescita al 7,3% (tasso Core al 5,9%), dunque in lieve aumento rispetto al report precedente.

Attenzione nel pomeriggio anche alle richieste di sussidi di disoccupazione, sempre dagli Stati Uniti.

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