Euro Dollaro in Crollo con l’Inizio della Guerra in Ucraina

L’invasione dell’Ucraina da parte di Putin fa crollare la moneta unica, con i timori del mercato per le forti conseguenze dirette per l’Eurozona.

Come ribadito già dai primi leaders europei, le conseguenze principali per i Paesi dell’UE vedono innanzitutto un incremento dei costi dell’approvvigionamento per gas e altre materie prime.

In linea con il crollo dei mercati, Francoforte in testa, anche il cambio euro dollaro si è così contratto in maniera vistosa nelle ultime ore.

Stamattina alle ore 11:30, infatti, il cambio euro dollaro si trova in crollo a quota 1,1185, dunque ben sotto il supporto principale di breve termine a 1,12. L’indice del dollaro statunitense si ritrova invece ai massimi relativi di 96,95 punti.

Il cambio euro dollaro affossato dall’invasione ucraina

È guerra, con l’invasione ucraina lanciata da Putin ai fini della “demilitarizzazione” del Paese, secondo quanto dichiarato dal Presidente russo.

Con il prezzo ormai sotto il livello di 1,12, il valore di supporto successivo si trova a quota 1,1130, ma potrebbe non essere sufficiente a frenare il crollo in corso.

Il livello tecnico di 1,11 e quello immediatamente successivo di 1,1050 potrebbero invece riuscire a limitare ulteriori sviluppi della forte contrazione.

Al rialzo, il contesto tecnico potrebbe alleggerirsi in caso di recupero sopra l’area di 1,12 e verso il livello tecnico di 1,1230.

Movimenti più ampi al rialzo dovrebbero essere limitati dall’attuale contesto bellico. Si ipotizza al momento, come range massimo, un ritorno in area 1,1230 con possibile consolidamento.

Occhi puntati sugli sviluppi della guerra e sulle sanzioni contro la Russia

Per oggi e per i prossimi giorni, l’attenzione sarà puntata esclusivamente sugli sviluppi della guerra e sulle dichiarazioni dei leaders europei rispetto alle conseguenze economiche, e non solo, della guerra.

Con tutta probabilità, il trend bearish attuale potrà aggravarsi, soprattutto se si considera che i commenti aggressivi delle banche centrali potrebbero non essere stati ancora pienamente digeriti dagli operatori di mercato.

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