Euro Dollaro (EUR/USD), Previsioni: Nuovo Allungo Oltre 1,10 in Vista?

Il cambio euro dollaro (EUR/USD) sta riuscendo a consolidarsi e potrebbe presto dedicarsi all’accumulazione verso il target di 1,10 che ho più e più volte citato su queste pagine. L’obiettivo di questa condotta sarebbe quello di raggiungere lentamente e a brevi passi la resistenza tonda e psicologica in questione, così da evitare brusche inversioni di tendenza in corso d’opera.

Una volta sui margini del livello di 1,10, sarebbe senz’altro più probabile un superamento della resistenza e, da lì, un’esplosione al rialzo verso altri massimi relativi.

Personalmente, rimango ancora dell’opinione che il cambio euro dollaro non possa mantenersi stabilmente sopra quota 1,10 e che nei pressi di questa resistenza osserveremo, ancora una volta, un ritracciamento sensibile e deciso, sebbene non eccessivamente ampio.

Intanto, oggi al momento della scrittura, il cambio euro dollaro segna esattamente quota 1,0978.

Previsioni sul cambio euro dollaro

A mio avviso, l’ipotesi più verosimile è quella di un mantenimento del cambio euro dollaro tra il livello di 1,092 (supporto intermedio prima del livello tondo di 1,09) e quello di 1,099 (resistenza intermedia prima del livello tondo di 1,10).

Se però dovessi sbagliarmi, o se nuovi fattori inattesi dovessero influire sul cross, già dal livello attuale potrebbe partire l’accumulazione descritta in apertura, che abbraccerebbe le resistenze intermedie di 1,098 e 1,0995, prima di testare il target tondo di 1,10.

Oltre la resistenza in questione, ci sarebbero anche i livelli successivi già testati nell’ultimo uptrend. Tra questi, evidenzio due valori a 1,1080 e 1,1140 che potrebbero rallentare l’eventuale esplosione rialzista appena descritta e contenere (a mio parere senza troppo successo) i naturali e fisiologici tentativi di ritracciamento che scaturirebbero da un rally tanto lungo e ambizioso.

Il calendario economico di oggi

Il calendario economico di oggi non vede alcun dato di rilievo per l’Eurozona, se si esclude l’inflazione in Francia, e si concentra invece sull’indice dei prezzi alla produzione negli USA.

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