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Investire in Small Cap o Big Company? Quali sono le azioni migliori

Da:
Fabio Carbone
Aggiornato: May 6, 2022, 11:15 UTC

Meglio investire in Small Cap o Big Company? Cerchiamo di capire quali sono le azioni migliori su cui dovremmo investire per guadagnare.

Investire in Small Cap o Big Company

In questo articolo:

Le azioni non sono tutte uguali, si dividono per settori industriali (sanità, energia, ecc.) ma anche in base alla loro “taglia” relativa alla capitalizzazione di mercato. Dunque, investire in Small Cap o Big Company, cioè in titoli azionari a bassa o alta capitalizzazione, non è la stessa cosa e la differenza è ciò di cui parleremo qui.

Non solo, forniremo alcuni utili spunti per capire come comporre un portafoglio azionario che sia il più possibile vincente, adottando un giusto “mix” tra azioni a grande e piccola capitalizzazione.

Cosa sono le azioni small cap?

Le azioni small cap sono titoli azionari legati a società quotate in Borsa che troviamo ancora in una fase iniziale della loro curva di crescita o che, all’opposto, hanno fallito la loro crescita sul lungo periodo restando piccole.

In altri casi le small cap sono delle ex big company tramontate o precipitate come un asteroide che entra in atmosfera e si brucia inesorabilmente. Un esempio su tutte, le azioni di Banca Monte dei Paschi di Siena (MPS), la cui quotazione nel maggio del 2007 superava gli 8 mila euro di valore, mentre oggi è sotto gli 0,80 €.

Cosa sono le big company?

Le big company sono sinonimo di successo. Con questa etichetta ci si riferisce alle azioni di società quotate in Borsa dalla elevata capitalizzazione di mercato, poiché nel corso degli anni sono cresciute a seguito di risultati costantemente positivi anno dopo anno.

In Italia Ferrari (RACE) è un esempio di grande compagnia in costante crescita nel tempo, ovviamente al netto della volatilità e dei take profit che non risparmiano neppure la migliore delle azioni.

Rientrano in questo segmento anche le blue chip, cioè quelle società che nel corso dei decenni hanno dato prova di essere sempre capaci di rinnovarsi e di restare sul mercato. Come si usa dire di questi tempi, resilienti ai terremoti economici.

Ma è un attimo che da big company ci si trasformi in fallimenti epocali. Vedasi Enron e Lehman Brothers negli Stati Uniti.

Scegliere il reale valore delle aziende

Ecco, quando non si cerca solo di speculare sul prezzo degli asse facendo trading con i contratti per differenza (CFD), ma si vuole essere dei veri azionisti di una società, le cose cambiano un bel po’.

Cambia l’approccio perché si passa dalla sola analisi tecnica, all’analisi dei fondamentali di una azienda, prima che del relativo titolo quotato in Borsa.

Si guarda alla società, al suo bilancio annuale, alle prospettive di crescita future. Si guarda al piano industriale che tali società presentano periodicamente. E bisogna anche leggere le notizie interne ed esterne relative alla società: nuove acquisizioni, problemi con le autorità di regolamentazione o con la Guardia di Finanza (succede anche alle migliori).

In poche parole, prima di scegliere se investire in small cap o big company, è importante guardare alla qualità della società, alla qualità dei prodotti e servizi venduti.

E bisogna guardare anche alla maturità del settore, se ha ancora possibilità di crescere o se il settore in cui quell’azienda opera è giunto al massimo. Un esempio dal passato: Kodak (KODK). A gennaio del 2014 ancora il titolo valeva oltre 36 USD, a maggio 2022 vale appena 5,61 USD. Aveva raggiunto nei decenni precedenti il suo apice, poi non ha saputo rinnovarsi e da big company si è trasformata in una quasi dimenticata small cap.

In sintesi

Quando cerchi un titolo azionario sul quale investire, non guardare soltanto se è small cap o una big company, ma tieni conto anche di:

  • andamento più ampio del mercato di riferimento;
  • capacità dell’azienda di sapersi rinnovare ai “bivi della storia”;
  • piano industriale;
  • capacità dei manager;
  • bilancio annuale;
  • problemi di dissesto o con le autorità di controllo.

Investire in Small cap è bello e rischioso

Certamente per un piccolo investitore è più semplice investire in una small cap che vale 1 euro o anche meno, anche perché i grandi investitori, quelli con grandi somme di denaro, non entrano troppo in queste società perché sono meno liquide.

Prendiamo l’esempio di Algowatt (ALW), il titolo ad inizio di gennaio 2022 valeva 0,34 euro ma le scelte aziendali rese pubbliche nei mesi successivi hanno portato le azioni fino a 1,175 euro, prima di ritracciare a 0,994 euro il 6 maggio. Un apprezzamento del +172,33% a 6 mesi (6 novembre 2021 – 6 maggio 2022).

Difficilmente una big company mette a segno rialzi così consistenti in poco tempo. Quando una small cap raggiunge i suoi massimi, però, è molto rapida nel rompere un supporto dietro l’altro. Sempre Algowatt, dopo il picco, ha perduto il -11,25% in un sol giorno.

Investire nelle big company è meno rischioso…

C’è chi arriva ad affermare che investire nelle big company sarebbe meno rischioso perché tendenzialmente più stabili… Ma chi lo ha detto?

L’articolo dedicato a comprare Spotify ed Amazon + Rivian, dimostra come questo mito sia stato ancora una volta sfatato.

La categoria delle blue chip può garantire, come scritto in precedenza, una maggiore resilienza sul lungo periodo, ma nessuno può garantire che una big company sia davvero meno rischiosa.

Quando si verifica un “Cigno nero” sui mercati finanziari, ad esempio, il crollo si verifica quasi per tutti.

Possiamo piuttosto dire che una big company prima di “morire” ci metterà più tempo a farlo rispetto a una small cap. Sì, questo è possibile per via della capitalizzazione da “sgonfiare”. Ma anche qui è molto relativo, basta vedere la fine che hanno fatto le azioni delle banche e società russe quotate a Londra. Allo scoppio della guerra in Ucraina hanno perso tutto il loro valore in pochi giorni: Sberbank da 14,84 GBP a 0,045 GBP in meno di 15 giorni.

Investire in Small Cap o Big Company? Dunque

Com’è facile intuire da quanto scritto fino a questo punto, non esistono ricette semplici per investire nei mercati finanziari.

Non ci sono big company che ci garantiranno meno rischi investendo in esse (ammesso che tutti si possano permettere di comprare azioni Ferrari o le più costose tech company statunitensi).

Va anche sfatato il mito delle piccole compagnie in cui “scommettere” perché un giorno diventeranno le grandi Apple o Alphabet di oggi. Non è detto che non ci si riesca, ma bisogna studiarsele bene le società e bisognerebbe farlo a partire dai documenti elencati più sopra in questa guida dedicata all’investire in small cap o big company.

Come cercare le migliori?

Ci sono tanti approcci che possono permettere di trovare interessanti opportunità di investimento, ma quale che sia la strategia, è importante ricordarsi che di tanto in tanto un take profit lo dobbiamo fare.

Se una azione cresce del +40% in un anno, è il caso di valutare se non sarebbe meglio venderne almeno una parte.

Tornando agli approcci, uno di questi parte dal valutare i settori. Quali sono i settori in cui si attendono le maggiori innovazioni da qui ai prossimi anni? Ad esempio l’automotive, può essere un buon settore industriale dove cercare titoli azionari interessanti? La smart mobility potrebbe aiutarci a capire gli sviluppi in corso e previsti nell’automotive del futuro.

Ed ancora la sicurezza informatica, ma anche la ripresa del turismo, dei viaggi e del settore del tempo libero nel dopo pandemia, come cambieranno le nostre abitudini di viaggio?

Questo approccio permette di partire dai settori in crescita e/o in espansione, e da qui cercare quelle small cap o big company che hanno i fondamentali migliori.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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