Cosa sono le azioni Blue Chip e chi dovrebbe investire in esse? Guida esaustiva per conoscere ciò che serve su questi titoli azionari.
Hai più volte sentito o letto delle azioni blue chip ma non ti è ben chiaro cosa esse siano e perché si definiscono tali determinati titoli azionari di specifiche compagnie quotate in Borsa.
Attraverso questa guida rapida apprenderai cosa sono le azioni blue chip, da dove deriva il termine e quali sono le caratteristiche di base di un titolo azionario per potersi considerare a tutti gli effetti appartenente alla classe delle blue chip.
Partiamo dal spiegare da dove deriva il significato di blue chip e come è giunto nel mondo della finanza.
Più che una definizione di blue chip, possiamo spiegare da dove è derivata la analogia che è poi stata traslata nei mercati finanziari per essere applicata ad alcuni titoli azionari presenti nelle Borse mondiali.
Chi gioca a poker forse lo avrà già intuito, perché blu è il colore delle chip con il valore più alto, differenziandosi dalle bianche con il valore più basso e le rosse con un valore un po’ più alto delle chip bianche.
Quindi blue chip proviene dal gioco del poker e il significato che ha nel gioco è stato assimilato per analogia dal settore della finanza.
Negli anni ‘20 dello scorso secolo, infatti, venivano considerati blue chip i titoli azionari più costosi dell’indice Dow Jones, e che in genere superavano i 200 dollari di valore per azione. Era il 1923 e una azione a 200 dollari equivaleva ad essere ricchi con una sola di esse (poi sappiamo com’è andata a finire nel 1929). Ad usare il termine fu per primo un impiegato della Dow Jones, che definì tali alcuni titoli, spiega Investopedia.
Non tutte le azioni possono considerarsi blue chip solo perché sono quotate nei principali listini, per essere considerate tali è necessario che le società quotate abbiano determinate caratteristiche di qualità e stabilità riconosciute dai fatti.
Quindi, se un tempo una blue chip era semplicemente una società quotata il cui titolo valeva un sacco di soldi, oggi una compagnia per essere considerata tale deve garantire che durante i periodi di crisi economica più importanti è in grado di superarli anche con un certo slancio.
Inoltre tale società per essere accolta tra le azioni blue chip deve essere una multinazionale e avere i conti in ordine, solvibilità e un debito sostenibile. Solitamente sono anche molto liquide sui mercati, quindi facilmente acquistabili o vendibili dall’azionista. Quest’ultima caratteristiche le rende anche meno volatili.
Non è tutto, perché negli Stati Uniti e anche nel Regno Unito, considerano blue chip una società che abbia una capitalizzazione di mercato almeno di 5 miliardi di dollari. Su questo punto non c’è unanimità e il dibattito resta aperto, anche perché in una Borsa minore dove determinate aziende hanno per decenni, e anche secoli, dato prova di solidità non possono non essere considerate blue chip solo perché la capitalizzazione di mercato è inferiore ai 5 miliardi di dollari.
In generale e con una punta di sana ironia, le potremmo considerare l’opposto delle meme stock.
Titoli come Coca-Cola Co. (KO) o come IBM Corp, ad esempio, si considerano blue chip perché hanno attraversato nei rispettivi settori industriali di appartenenza vari periodi storici e cambiamenti tecnologici profondi, dimostrando di saperli cavalcare o addirittura anticipare.
Vediamo allora quali sono le azioni blue chip nostrane, quelle dell’indice FTSE MIB. Analizzando la capitalizzazione di mercato relativa al mese di giugno del 2021 (dato fornito da Borsa Italiana), possiamo dire che 30 società su 40 rientrano nella caratteristica dei 5 miliardi di valore, ma lasceremmo fuori società come Saipem e Leonardo, ed anche Unipol e Banca Generali o Pirelli & C.
Ed è per questo che la Borsa di Milano riconosce come blue chip tutte quelle società che hanno un market cap non inferiore al miliardo di euro (1.000 milioni di €).
La stella, per così dire, delle azioni blue chip di Piazza Affari è Enel spa storica società distributrice di energia e anche di gas naturale nell’ultimo miglio.
Segue Stellantis, che ha sostituito il titolo Fiat Italia, quindi troviamo il gruppo bancario Intesa Sanpaolo spa (ISP).
E al quarto posto c’è Eni la quale garantisce all’Italia l’approvvigionamento di energia fossile e sempre più anche di energie alternative.
Quindi l’iconica e intramontabile Ferrari Nv (RACE) che il solo nome fa brillare gli occhi e i cuori degli appassionati di auto.
I fondamentali di tali società sono garantiti dai loro risultati messi a segno nel corso della loro storia e nel presente dai loro piani industriali lungimiranti e al passo con i tempi, se non anticipatori.
Veniamo ad un punto importante per l’investitore interessato a questo tipo di titolo, chi dovrebbe comprare azioni blue chip per detenerle nel portafoglio titoli personale?
In generale tutti i tipi di investitori dovrebbero prendere in considerazione i titoli azionari blue chip, perché essi costituiscono una garanzia contro l’instabilità economica e finanziaria che ciclicamente si presenta nella storia.
Ripetiamo, a tutti si consiglia di includere nel portafoglio finanziario titoli azionari di società considerate blue chip, perché offrono un riparo sicuro in momenti critici.
I blue chip non possono tuttavia essere esentati dal rischio di default o di crollo del valore di borsa.
Vedasi la fine impietosa fatta dalla grande banca statunitense Lehman Brothers nel 2008, la quale è stata protagonista di uno dei peggiori disastri finanziari degli ultimi decenni.
Lehman Brothers ha chiuso i battenti il 15 settembre 2008 dopo 158 anni di storia e con una perdita pari a 6,7 miliardi di dollari. Hanno perduto il lavoro in un solo colpo 26.200 persone.
Questo è il motivo per cui quando si valuta una società quotata è importante leggere il suo bilancio annuale e verificare periodicamente lo stato di salute, anche leggendo approfondite analisi.
Potrà stupirsi il lettore se gli venisse detto che Facebook Inc (FB) non può essere considerata una blue chip, questo perché pur avendo una enorme capitalizzazione di mercato ha una vita molto breve: esiste dal 2004.
Medesimo discorso per Netflix, quotata dal 2002 è nata nel 1997. Ed ancora Alphabet Inc., la quale eredita certo la storia di Google, ma che in entrambi i casi è troppo breve per garantire la necessaria stabilità tipica di un titolo blue chip.
Amazon (AMZN), infine, ha già qualche requisito in più essendo stata fondata nel 1994 ed essendo presente in borsa dal 1997.
Le azioni blue chip dovrebbero far parte di qualsiasi portafoglio azionario, tenendo in considerazione che nessuna società è infallibile e che per questo motivo è sempre meglio detenere azioni di un ampio ventaglio di esse.
Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.