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Vendere un’azione senza prendere la decisione sbagliata: ecco come

Da:
Fabio Carbone
Pubblicato: Mar 1, 2022, 08:29 UTC

Come vendere un’azione senza prendere la decisione sbagliata? Ecco alcuni consigli per evitare di vendere un titolo al momento inappropriato.

Vendere un’azione

Quando è il momento giusto di vendere un’azione? Quante volte ce lo saremo domandati e quante volte ce lo domandiamo in tempi critici come quello che stiamo vivendo proprio in questo momento.

Un cosiddetto “Cigno nero”, un evento non previsto che si abbatte sui mercati finanziari e sul nostro portafoglio titoli, un evento geopolitico decisamente critico che butta giù le borse come nel caso di una guerra internazionale.

Ecco, queste e molte altre condizioni spingono alcuni investitori a vendere sull’onda dell’emotività. Più economisti hanno studiato questo intreccio tra le decisioni individuali e il mondo dei mercati finanziari, definendola economia o finanza comportamentale.

Vendere un’azione: il nostro comportamento

Il nostro comportamento, infatti, influenza notevolmente il modo in cui possiamo agire in Borsa in un determinato momento critico.

Questo accade in particolare a chi il portafoglio finanziario lo gestisce in autonomia e non ha al suo fianco un consulente finanziario che lo guida.

Nel nostro atteggiamento sorgono quindi dei pregiudizi, definiti bias comportamentali, che portano a decisioni sbagliate e pericolose per le nostre finanze.

Ad esempio, vendere in una fase di panico già in atto, spesso significa chiudere in perdita e allo stesso tempo non avere più la forza di ricomprare quando si verificherà il rimbalzo. Perché il rimbalzo si verifica sempre. Questo atteggiamento si definisce “avversione alla perdita”.

Bisogna anche essere consapevoli che in Borsa i rialzi e le cadute sono costanti. I crolli vanno messi in conto.

Poi c’è il confirmation bias, ovvero la ricerca di notizie che confermino il nostro punto di vista per rafforzarlo. In questo modo, però, perdiamo di vista le analisi che si oppongono al nostro punto di vista e non ne teniamo conto: errore.

Gli approcci di investimento

I bias, quindi, sono pericolosi per gli investitori ed è bene stare attenti, evitando di cadere in trappole comportamentali che possono condurci al fallimento della strategia di investimento.

Eccone alcuni di questi approcci per sommi capi:

  • Investimenti growth: growth sta per crescita, questo significa che l’investitore sta adottando come stile di investimento la ricerca di imprese a forte crescita degli utili. L’investitore si preoccupa meno del valore dell’azienda nel tempo presente, si concentra sulla sua capacità di generare utili in futuro.
  • Investimento value: si investe in azioni guardando al valore del titolo azionario. In genere l’investitore verifica il prezzo attuale dell’azione e lo confronta con quello previsto dagli analisti. Se il titolo è sottovalutato, e presenta una previsione di crescita, lo compra per poi rivenderlo al prezzo della previsione: fair value.
  • Investimento momentum e analisi tecnica: questo terzo stile di investimento richiede una presenza costante dell’investitore davanti al suo portafoglio. Si investe sui momenti positivi e si disinveste a maturazione di esso, per poi ricomprare. Ma è una attività giornaliera, di breve periodo e richiede una attenzione e un impegno di tempo superiore ai precedenti due stili. Ci si affida, in questo caso, all’analisi tecnica per individuare i momenti in cui il mercato sta per invertire la rotta: in un senso o nell’altro.

In fine la strategia

Qualunque sia lo stile di investimento scelto, è fondamentale avere una strategia. Bisogna valutare se persistono ancora le condizioni che hanno spinto l’investitore a comprare il titolo, se non ci sono più le condizioni allora è meglio vendere un’azione.

Si tengano in considerazione nella strategia anche i cambiamenti di condizione della propria vita: perdita del lavoro, matrimonio, figli, acquisto casa, età della pensione, ecc.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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