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UniCredit Team 23. Piano industriale taglia 8mila dipendenti, raddoppiati dividendi per azionisti

Da:
Fabio Carbone
Aggiornato: Dec 3, 2019, 10:15 UTC

Presentato il piano strategico UniCredit Team 23. Il piano industriale taglia 8mila dipendenti e 500 filiali in tutto il Gruppo, raddoppiati i dividendi per gli azionisti.

Unicredit

Il piano strategico di UniCredit ‘Team 23’, che getta le basi per il quadriennio 2020 – 2023, prevede 8mila esuberi di personale in tutto il Gruppo bancario (non solo in Italia) e la riduzione delle filiali di 500 unità. Allo stesso tempo raddoppia il dividendo per gli azionisti già a partire dal 2019, che passa dal 20 al 40%.

Il dividendo resterà alto anche per i prossimi anni, dal 2020 al 2022 sarà del 40% e poi passerà al 50% nel 2023.

In totale UniCredit prevede ricavi pari a 19,3 miliardi di euro entro il 2023 e una riduzione dei costi del 0,2% del CAGR 2018 – 2023. Inoltre è previsto un risparmio pari a 1 miliardo di euro lordi in Europa occidentale, che sarà equivalente al 12% della base di costo del 2018.

Per quanto riguarda la gestione del rischio, è previsto il “rundown del portafoglio Non Core confermato entro fine 2021”, con una riduzione delle esposizioni creditizie deteriorate (NPE) non core inferiori a 9 miliardi di euro entro la fine del 2019 e sotto i 5 miliardi di euro entro il 2020.

Per quanto riguarda la sub-holding che gestirà gli asset internazionali, il piano prevede che avrà la sua sede in Italia. Smentite quindi el voci di una subholding in Germania.

Le parole di Mustier

Jean Pierre Mustier, amministratore delegato di UniCredit spa commenta con soddisfazione il piano strategico Team 23 e afferma:

“Sulla base del successo di Transform 2019, contiamo di aumentare la nostra distribuzione di capitale per il 2019 al 40%, il doppio rispetto al target iniziale del piano, compresa la proposta di riacquisto di azioni del 10%”.

La parola d’ordine è massimizzare i ricavi per gli investitori e Mustier lo scrive:

“Team 23 è incentrato sulla massimizzazione della creazione di valore per gli stakeholder, inclusa una rinnovata attenzione alla soddisfazione del cliente grazie a processi semplificati e a prodotti innovativi”.

Mustier prevede di generare 16 miliardi di euro di valore per gli investitori durante il quadriennio, “tramite una combinazione di dividendi, riacquisti di azioni e incremento del patrimonio tangibile”. Insomma, gli investitori possono stare tranquilli.

Banca retail paperless in Italia ed Europa

L’ecosostenibilità del gruppo UniCredit e la riduzione dei costi passerà attraverso il piano Banca retail paperless. Meno carta, anzi, zero carta nelle filiali italiane a partire da metà 2020, in Germania e Austria nel 2021 e nel resto della Comunità economica europea entro il 2023.

L’obiettivo è produrre una redditività resiliente RoTE pario o superiore all’8% per tutta la durata del piano Team 23. L’utile netto sottostante nel 2023 dovrà essere di 5 miliardi di euro e la crescita EPS pari a circa il 12% CAGR nel periodo 2018 – 2023.

Disinvestimenti e aperture

La strategia di UniCredit passa anche per i disinvestimenti, verrà sciolta JV Koc Financial Services e ceduta una quota del 9% di Yapi ve Kredi Bankasi A.S., per creare flessibilità a favore di una migliore gestione della partecipazione rimanente.

Le aperture riguardano l’ingresso di nuovi clienti da trovare attraverso il consolidamento del rapporto con le PMI europee e tra i clienti privati.

Andamento titolo Unicredit (UCG) alla Borsa di Milano

Dopo un momentaneo fallo da 12,50 euro a 12,37 euro, il titolo UniCredit (UCG) è in positivo del +0,58% a quota 12,44 euro. Il picco è stato raggiunto alle ore 9:55 a 12,58 euro per azione.

Titolo UniCredit sì positivo, ma un po’ incerto, forse perché su tutti i media nazionali rimbalza ciò che più è evidente agli occhi di tutti e cioè che il piano di ristrutturazione di UniCredit, più che di espansione, prevede il licenziamento di 8mila dipendenti e la chiusura di 500 filiali.

Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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