Questa mattina il mercato del greggio si muove al rialzo guadagnando 29 centesimi poiché i trader intelligenti hanno approfittato del brusco calo postato
I contratti del Brent con scadenza ad ottobre scendono al di sotto dei 100, scenario che non si vedeva da maggio 2013, e sono scambiati a 100,32$ al barile. Il WTI registra un calo di 30 centesimi per attestarsi su quota 92.99$ al barile, in prossimità dei minimi del 2014. L’affievolimento delle tensioni in Ucraina e Medio Oriente e i segni di un rallentamento dell’economia cinese hanno sicuramente alimentato la crisi. Lunedì i prezzi mondiali del greggio si muovono al ribasso sul retro di dati economici cinesi e statunitensi più deboli del previsto.
La mossa ha paralizzato i titoli energetici, tuttavia, negli Stati Uniti, i prezzi delle benzina perdono quasi l’15 per attestarsi su quota 2,95$ al gallone, i minimi da novembre 2013, mentre il gas naturale è scambiato a 3,44$ al gallone, il prezzo più basso degli ultimi 6 mesi. Si prevede che il combustibile continuerà a postare lievi ribassi per attestarsi su quota 3,25$ al gallone entro la fine dell’anno.
Chris Faulkner, amministratore delegato della Breitling Energy, ha mostrato come, nonostante le numerose minacce riguardanti una possibile interruzione delle forniture di greggio, l’aumento della produzione statunitense stia contribuendo a creare un surplus di petrolio sui mercati mondiali, innescando così un ribasso dei prezzi e schiacciando l’economia Russa, già fortemente colpita dalle pesanti sanzioni imposte dagli Stati Uniti e dell’Unione Europea.
In un simile scenario, infatti, il crescente surplus di greggio potrebbe aver forzato la mano del presidente russo Vladimir Putin poiché la straordinaria volatilità dei mercati petroliferi sembra essere piuttosto serena di fronte alle molteplici minacce geopolitiche, minacce che vanno dalle aggressioni russe in Ucraina all’acquisizione terroristica nel nord dell’Iraq. Inoltre, alle suddette minacce andrebbero aggiunte: la guerra in Israele, la pluriennale interruzione della produzione di greggio libico e le persistenti sanzioni contro l’Iran.
Ricordiamo come nella sessione di ieri il greggio abbia rotto al di sotto dei 100$ portando i prezzi del combustibile ai livelli minimi necessari ai paesi appartenenti all’OPEC per affrontare i problemi finanziari, pertanto, alcuni membri dell’organizzazioni hanno espresso le loro forti preoccupazioni per il surplus di greggio nel mercato. L’Arabia Saudita, principale esportatore OPEC predilige il livello dei 100$, prezzo che sembra essere supportato anche da una buona parte degli altri 12 membri, pertanto, al momento, i delegati dell’organizzazione dei paesi esportatori di petrolio hanno dichiarato di non essere particolarmente allarmati, poiché la domanda invernale dovrebbe supportare i prezzi attuali. Tuttavia, le vere preoccupazioni sembrano riguardare le forniture. Detto questo, un delegato dell’OPEC ha mostrato come l’attuale ribasso dei prezzi sia stato causato da un surplus della produzione, fattore che alcuni paesi membri stanno già valutando. Concludendo, ci sembra opportuno segnalare come la maggior parte dei funzionari OPEC interpellati da Reuters ritengano un simile ribasso dei prezzi a dir poco temporaneo.