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Tutti Gli Occhi Sono Puntati Sulla Prossima Riunione OPEC

Da
Barry Norman
Pubblicato: Nov 24, 2014, 13:25 GMT+00:00

Questa mattina i trader dei mercati  energetici continuano a mostrare un forte interesse per la prossima riunione Opec, riunione che, nella storia

Tutti Gli Occhi Sono Puntati Sulla Prossima Riunione OPEC

Questa mattina i trader dei mercati  energetici continuano a mostrare un forte interesse per la prossima riunione Opec, riunione che, nella storia dell’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio sembra aver conquistato il podio. Infatti, l’interesse mostrato dai trader nei confronti della suddetta riunione non ha eguali, tuttavia, stando alle dichiarazioni di un veterano con più di 20 anni d’esperienza nelle riunioni Opec, la possibilità di raggiungere un accordo relativo al taglio della produzione è ormai lontana.

Il barile ha perso il 30% del suo valore nel giro di cinque mesi, anche se nelle ultime contrattazioni ha mostrato segni di ripresa. Il cartello dei produttori deve decidere se tagliare le estrazioni, per far risalire il valore dell’oro nero, o proseguire nello status quo. Il 27 novembre, a Vienna, si terrà una delle più accese riunioni dell’Opec, il cartello dei Paesi produttori di petrolio. Le trattative saranno serrate ed è difficile intuirne l’esito.

Il greggio WTI guadagna il 26 centesimi ed è scambiato a 78.77$ mentre il Brent riesce a rimanere al di sopra degli 80$ per attestarsi su quota 80,62$. Lo spread tra di combustibili scende al di sotto dei 2$ sul retro delle forti preoccupazioni mostrate dai trader.

In un simile scenario consigliamo di prestare particolare attenzione ad ogni commento dei membri Opec poiché il futuro della produzione sembra essere in bilico. Ricordiamo come sul tavolo della riunione vi sia la richiesta di alcuni Stati, di ridurre la produzione in accordo con la vecchia regola della domanda e dell’offerta, decisione che permetterebbe al prezzo del barile di muoversi nuovamente al rialzo. Tuttavia, il recente rally del greggio ha messo in discussione la possibilità di assistere al suddetto taglio. Infatti, i trader e i membri Opec stanno cercando di capire se il mini-rimbalzo andato in scena durante le ultime contrattazioni avrà modo di consolidarsi, tuttavia, non escludiamo la possibilità di assistere ad un taglio di 500.000 barili giornalieri.

Venerdì il dollaro statunitense si muove al ribasso contro le valute legate ai principali esportatori di materie prime poiché la Cina ha scelto di stimolare la propria economia incrementando così le speranze per una ripresa della domanda delle materie prime.

L’Iran, gli Stati Uniti e gli Stati membri della NATO si riuniranno oggi al fine di raggiungere un accordo volto a limitare il programma nucleare iraniano, tale accordo prevede anche la fine delle sanzioni contro l’Iran. Secondo lo stesso presidente, i ricavi da export petrolifero sono crollati del 30% per Teheran. Il prezzo di vendita medio per mantenere i conti pubblici in equilibrio dovrebbe essere di 143 dollari al barile, in queste condizioni. Ecco perché, con l’economia indebolita dagli embarghi internazionali, sbloccare l’accordo nucleare e aprire a nuove esportazioni di greggio darebbe un po’ di respiro al bilancio. D’altra parte, però, minori vincoli all’export a seguito di un accordo porterebbero nuova pressione al ribasso ai prezzi del petrolio. I dati Bloomberg mostrano come nel 2008, l’Iran abbia prodotto più di 4 milioni di barili giornalieri contro i 2,77 milioni di barili giornalieri registrati ad ottobre. In un simile scenario, il raggiungimento di un accordo e la conseguente riduzione delle sanzioni potrebbe incrementare la produzione iraniana di 700.000 barili giornalieri nei prossimi due mesi.

I mercati del greggio mostrano un surplus dell’offerta di circa 2 milioni di barili al giornalieri, inoltre, la crescita economica mondiale è al di sotto delle aspettative. Gli Stati Uniti, che per diverso tempo hanno rappresentato il principale mercato Opec, non sembrano essere più interessati alle importazioni, contrariamente, sembrano voler divenire esportatori, infatti, negli ultimi anni, le esportazioni verso gli Stati Uniti hanno registrato un calo da record.

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