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I toni da falco della Fed spingono il dollaro ai massimi degli ultimi quattordici anni

Da:
James Hyerczyk
Pubblicato: Dec 19, 2016, 10:39 UTC

Il dollaro è stato la star della scorsa settimana, dato il netto apprezzamento su un paniere di valute seguito alle dichiarazioni della Fed, che ha

I toni da falco della Fed spingono il dollaro ai massimi degli ultimi quattordici anni

Il dollaro è stato la star della scorsa settimana, dato il netto apprezzamento su un paniere di valute seguito alle dichiarazioni della Fed, che ha sorpreso gli investitori annunciando tre innalzamenti dei tassi di interesse nel 2017. Inoltre, il 14 dicembre, la Fed ha aumentato i tassi per la seconda volta in dieci anni di 25 punti base, portandoli dallo 0,50% allo 0,75%.

Nelle previsioni pubblicate la scorsa settimana, il Fomc ha affermato che potrebbe attuare tre manovre restrittive nel corso dell’anno, con un innalzamento dei tassi di 25 punti base, invece delle due annunciate a settembre. Altri tre aumenti dei tassi potrebbero avvenire sia nel 2018 sia nel 2019.

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Il numero di innalzamenti di tassi potrebbe ulteriormente aumentare dopo l’entrata in carica di Donald Trump come presidente degli Stati Uniti, il 20 gennaio. Durante la conferenza stampa seguita alla riunione della Fed, la presidente della Fed, Janet Yellen, ha affermato che alcuni membri del Fomc hanno preso in considerazione le proposte di politica economica del presidente Trump per l’elaborazione delle loro proiezioni.

L’azione della Fed ha contribuito all’aumento dei rendimenti dei titoli del Tesoro degli Stati Uniti, che hanno reso il dollaro un investimento più attraente. L’indice del dollaro è salito ai massimi degli ultimi quattordici anni, con i future con scadenza a marzo che hanno chiuso la settimana a quota 102,924, in rialzo di 1,969 punti ossia dell’1,95%.

Per quanto riguarda i principali dati economici della scorsa settimana, secondo il dipartimento del Commercio, le vendite al dettaglio negli Stati Uniti hanno sperimentato un modesto incremento dello 0,1% dopo due mesi di notevole aumento. Le vendite al dettaglio per il mese di ottobre sono state corrette al ribasso.

Nella giornata di giovedì, il dipartimento del Lavoro ha annunciato che, nello scorso mese, il proprio indice dei prezzi al consumo ha segnato un incremento dello 0,2%, coerentemente con le aspettative. A ottobre, l’Ipc era aumentato dello 0,4%. Nei dodici mesi fino a novembre, l’Ipc ha sperimentato una crescita dell’1,7%, il maggiore incremento su base annua dal 2014.

La fine della settimana ha visto il settore immobiliare settimana registrare un risultato negativo. Le licenze edilizie sono, infatti, risultate 1,20 milioni a fronte degli 1,24 milioni stimati, mentre il dato sui nuovi cantieri segna 1,09 milioni a fronte degli 1,23 milioni previsti.

La coppia AUD/USD

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Grafico settimanale della coppia AUD/USD

Nella scorsa settimana, il dollaro australiano si è mosso in ribasso contro quello statunitense, date le notevoli correzioni apportate dagli investitori alle proprie posizioni in vista dell’innalzamento dei tassi di interesse negli Stati Uniti.

Con riguardo ai dati economici, il rapporto sulla variazione dell’occupazione rileva un andamento nettamente positivo del mercato del lavoro. A novembre, i nuovi occupati sono, infatti, 39,1mila a fronte dei 17,6mila stimati  e del dato di 15,2mila di ottobre. Il tasso di disoccupazione segna un lieve aumento dal 5,6% al 5,7%.

Tuttavia, i dati sul mercato del lavoro non sono stati sufficienti a superare l’effetto dei toni da falco della Fed. La coppia AUD/USD ha concluso la settimana a quota 0,7298, in ribasso di 0,0148 punti ossia dell’1,99%.

La coppia NZD/USD

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Grafico settimanale della coppia NZD/USD

Con il differenziale tra i tassi di interesse della Nuova Zelanda e quelli degli Stati Uniti che continua a ridursi, il NZD si è mosso in ribasso contro lo USD. Inoltre, la recente dichiarazione della Rbnz sulla politica monetaria suggerisce un tono da colomba, mentre quello delle Fed è palesemente da falco.

Vi sono poi da considerare le crescenti preoccupazioni di Australia e Nuova Zelanda per i piani del presidente Trump sulla denuncia dei trattati di libero commercio e l’innalzamento di barriere tariffarie con la Cina come obiettivo. Gli effetti potrebbero essere decisamente negativi, dato che la Cina è il principale mercato di esportazione per l’Australia e la Nuova Zelanda.

La coppia NZD/USD ha concluso la settimana a quota 0,6952, in ribasso di 0,0181 punti ossia del 2,53%.

Sull'Autore

James A. Hyerczyk ha lavorato come analista finanziario fondamentale e tecnico del mercato dal 1982. James ha iniziato la sua carriera a Chicago come analista di mercato a termine per commercianti di pavimenti presso il CBOT e il CME, e da 36 anni fornisce analisi di qualità ai trader professionisti.

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