I risultati dei tanto decantati stress test sono arrivati: l'Italia registra un risultato molto negativo. La finanza italiana sembrerebbe uscirne davvero
I risultati dei tanto decantati stress test sono arrivati: l’Italia registra un risultato molto negativo.
La finanza italiana sembrerebbe uscirne davvero con le ossa rotte. Giudizio severo, ma rimane il dubbio sulla sua obiettività.
Dagli esami condotti dalla BCE, risulterebbe come, in condizioni particolarmente svantaggiose, alla data del 31/12/2013, 25 istituti bancari nazionali non avrebbero superato la prova, mentre, al 2014, solo 2 avrebbero ricevuto la bocciatura: MPS E Carige.
Questo risultato ha evidenziato un deficit di 2,1 miliardi di euro per MPS e 814 milioni per Banca Carige, portando ad un tonfo sul mercato del 20,4% la prima, del 16,5% la seconda.
Un esito così catastrofico si spiega attraverso la comprensione della stringenza dell’esame in questione, una valutazione che tiene conto di 2 criteri di stress bancari: il primo è la simulazione di condizioni economiche particolarmente sfavorevoli, che per l’Italia sono state l’aumento del PIL e l’aumento negativo dei titoli di stato che sono nei portafogli delle banche; il secondo, è il cosiddetto asset quality review, consistente nel valutare quali siano i prestiti che le banche potrebbero avere difficoltà a restituire.
Si evince chiaramente che la “ratio” di tutto questo sia vedere come i bilanci bancari rispondano in condizioni particolarmente forti: interessa la loro reazione.
Premesso che un simile test non è mai stato affrontato nella storia finanziaria, risultando come un controllo pubblico nuovo, oltre che innovativo, occorre ricordare che, per quanto BCE ed EBA siano organismi dalla professionalità esponenziale, l’esame in questione non può sostituirsi al mercato, giudice più severo ma anche più concreto che possa dare ai banchieri il diritto-dovere di rispondere in maniera immediata.
È opportuno considerare anche la diseguaglianza di risultato tra la finanza italiana e quella tedesca, per comprendere meglio come uguaglianza di criteri di valutazione per sistemi diversi faccia apparire curiosa una realtà finanziaria florida, ma pur sempre meno esposta, quindi, facilmente meno aggredibile da un giudizio severo, per definizione e necessità, come quello degli stress test.
Innanzitutto, risulta palese come vi sia una sperequazione non indifferente tra btp e bund, apparendo chiaro come un aumento negativo di un titolo per sua natura più debole di un altro, sia un fardello non indifferente da sopportare per una banca italiana, la cui situazione è direttamente collegata all’economia di riferimento.
In secondo luogo, il sistema bancario tedesco, appartiene non solo ad un’economia più fiorente, ma è anche meno esposto, proprio perché eroga in misura minore quel credito che è considerato la principale attività di rischio per una banca. Ci si trova quindi nel paradosso di navigare in un mare di prodotti derivati, investimenti di qualunque tipo, fornitura di strumenti finanziari e chi più ne ha più ne metta, che però appartengono alla categoria degli RWA (RISK-WEIGHTED ASSETS), un capitale che non è parametro dell’intero bilancio, ma delle sole attività a rischio: la solidità patrimoniale delle banche tedesche non è intaccata da queste attività di rischio, proprio perché il criterio valuta l’intero bilancio e gli istituti teutonici fanno in proporzione più trading e meno credito, godendo del fatto che le loro attività ponderate per il rischio sono più basse rispetto alle banche commerciali del Sud Europa.
Fondamentalmente, le banche tedesche compiono, in proporzione, più investimenti (ma con meno esposizione secondo le stime) di quanto credito eroghino, quindi vantano ottimi risultati in termini di affidabilità, potendo essere escluse dal computo degli esami della BCE tutti quegli asset che loro investono per miliardi. Si può concludere sottolineando come la solidità bancaria tedesca sia dovuta alla bassa esposizione al credito, ma non all’abbondanza di capitale che è tenuto a livelli minimi; considerando che le attività di trading finanziario sono comunque considerate meno pericolose, sarebbe da domandarsi cosa accadesse a questa attività di investimento se i mercati reagissero diversamente rispetto ad ora e se queste banche così attive sul mercato vedessero diminuire i loro profitti, o, peggio ancora, se subissero perdite.
Quello che salta all’occhio è un sistema non proprio di garanzia, un sistema dove, ancora una volta, l’Unione Europea utilizza un concetto di valutazione che non segua proprio principi di uguaglianza e concorrenza.
Da questo confronto, si deduce che investire nella finanza tedesca sia sempre vantaggioso, ma è visibile come ci sia una frattura molto netta tra i due sistemi. Gli stress test, per quanto non siano stati indolore, potrebbero “svegliare” la finanza italiana a mettersi in pari o comunque a sviluppare ogni accorgimento affinché risultati di questa criticità non si verifichino più.
MPS E CARIGE hanno 9 mesi per mettersi in regola presentando il loro piano, in più, Bankitalia, con una nota, ha assicurato che i risparmiatori possono stare tranquilli relativamente ai loro depositi, perché per loro non cambierà nulla, rimanendo questi al riparo da rischi.
Questa è la via giusta da seguire, una sveglia in cui i 2 istituti bancari opereranno strategie vantaggiose dando il buon esempio anche per il resto del mondo bancario, con una garanzia del massimo organo di vigilanza che rassicuri risparmiatori di ogni tipo che l’Italia, anche finanziaria, andrà avanti.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.