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Sessione Volatile per le Valute Asiatiche

Da:
Barry Norman
Aggiornato: Sep 10, 2015, 17:06 UTC

In seguito all'annuncio di Graham Wheeler, il dollaro della Nuova Zelanda crolla ai minimi pluriennali: la banca centrale ridurrà il tasso di prestito al

Sessione Volatile per le Valute Asiatiche
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In seguito all’annuncio di Graham Wheeler, il dollaro della Nuova Zelanda crolla ai minimi pluriennali: la banca centrale ridurrà il tasso di prestito al 2,75%, in ribasso di 25 punti.
“A questo punto probabilmente assisteremo a ulteriori tagli del tasso di interesse ufficiale” dichiara il Governatore della banca centrale, commentando la decisione.

Alla notizia il kiwi, dopo aver toccato overnight il massimo vicino a quota 0,6300, scende di nuovo a 0,6272, a dimostrare come trader credano che la decisione renda più probabili ulteriori tagli del tasso di interesse anche in Australia.

Nel mese di agosto il tasso di disoccupazione in Australia è sceso al 6,2%, contro il 6,13 di luglio. L’Aussie, trascinato dal kiwi, cede 25 punti e si attesta a 0,6993, in seguito alla pubblicazione dei dati dell’ufficio statistico australiano che nel mese di agosto segnala una lieve calo del tasso di inflazione al 6,2%, dopo il 6,3 registrato nel mese di luglio.

Dopo che le autorità avevano ravvisato il rischio di un possibile aumento del tasso di disoccupazione al 6,5% nel mese di agosto – a causa di una stretta sulla concessione dei sussidi di disoccupazione – i trader si aspettavano una battuta di arresto dai dati sull’occupazione, notoriamente volatili; scenario che non si è concretizzato.

Tutt’altra storia sul versante del Pacifico dove il clima di ottimismo rispetto alla Cina ha trovato nuova linfa all’annuncio di un abbassamento delle tasse per le imprese giapponesi, a partire dal prossimo anno. Lo yen ha guadagnato terreno contro euro e dollaro; in seguito alla pubblicazione dei dati sull’inflazione in Cina, i trader sono andati alla ricerca di investimenti sicuri. Lo yen si attesta a 120,40 contro il dollaro e a 134,95 contro l’euro.

In Cina i dati ufficiali per il mese di agosto indicano un’accelerazione dell’indice dei prezzi al consumo, al 2% rispetto all’anno precedente, contro l’1,6% del mese di luglio e contro la stima degli economisti ferma all’1,9%.

“Nonostante l’incremento, l’indice dei prezzi al consumo rappresenta comunque una minaccia per Pechino e per la sua linea di politica monetaria, specialmente se i prezzi di materie prime e semilavorati permangono su terreno deflazionistico. La banca centrale cinese dovrebbe continuare la propria politica monetaria espansiva per tutto l’anno” sostiene Fan Zhang, analista per la RHB Research.

Le turbolenze in Cina hanno provocato un dibattito intenso all’interno di una Federal Reserve, già divisa sulla possibilità che le prospettive sull’inflazione siano abbastanza buone da giustificare un aumento dei tassi di interesse già a partire dalla prossima settimana, in un momento in cui le forze politiche di tutto il mondo faticano a rapportarsi con le previsioni nebulose sull’economia della Repubblica Popolare Cinese.

Gli avvenimenti in Cina hanno compromesso il clima la fiducia nella gestione dell’economia del paese fra gli uomini politici che hanno partecipano alla riunione di Jackson Hole, facendo emergete l’incertezza riguardo l’effettivo stato di salute dell’economia cinese.

Secondo i trader, l’atteggiamento prudente in vista della riunione della Federal Reserve del 16 e 17 settembre ha tenuto sotto controllo ulteriore incremento del dollaro contro lo yen.

L’indice del dollaro, che misura il valore del biglietto verde contro le sei principali valute estere, è salito dello 0,06% a quota 96,042. A offrire ulteriore sostegno si sono aggiunti i dati positivi sul mercato del lavoro. Mercoledì, il Dipartimento del Lavoro USA ha annunciato un aumento del numero di posizioni lavorative aperte a 5,8 milioni. L’euro ha toccato quota 1,1198 mentre la sterlina britannica scende a 1,5365.

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