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Questioni di natura legale minacciano i programmi di stimolo Bce

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Barry Norman
Pubblicato: Nov 25, 2014, 18:39 GMT+00:00

Ieri Wall Street ha mosso in rialzo, trainata dai guadagni dei rivenditori al dettaglio con gli investitori scommettevano sul fatto che il calo dei prezzi

Questioni di natura legale minacciano i programmi di stimolo Bce

Ieri Wall Street ha mosso in rialzo, trainata dai guadagni dei rivenditori al dettaglio con gli investitori scommettevano sul fatto che il calo dei prezzi dell’energia si tradurranno in un incremento delle vendite proprio mentre i consumatori si apprestano ad assaltare i negozi per i regali di natale. Stamattina gli indici asiatici muovono contrastati, avendo perso slancio dopo l’effetto-traino delle notizie cinesi di ieri. Stando ai risultati di un nuovo sondaggio, a livello mondiale la fiducia delle aziende è sprofondata al minimo degli ultimi 5 anni, con le assunzioni e le intenzioni di investimento prossime al livello più basso mai toccato dallo scoppio della crisi finanziaria globale.

Frattanto gli indici azionari fanno segnare nuovi massimi record mentre i titoli di Stato dei paesi europei beneficiano delle voci secondo cui la Bce è pronta ad acquistare titoli pubblici per supportare la crescita. Se lo yen calava al minimo degli ultimi 7 anni contro il dollaro Usa, gli indici europei balzavano invece al massimo degli ultimi due mesi, anche se nell’ultima ora di trading gli investitori hanno dovuto limare i propri guadagni per via del calo registrato nelle quotazioni delle società estrattive ed energetiche (di greggio e gas). A novembre l’indice tedesco Ifo di fiducia delle aziende è salito al livello 104,7 dal 103,2 di ottobre.

Nel corso della sessione asiatica la divisa nipponica ha recuperato terreno dal minimo degli ultimi 7 anni contro la banconota verde dopo che il suo deprezzamento è parso oltremodo esagerato e il governatore BoJ Kuroda affermava che a breve l’economia del paese registrerà un tasso d’inflazione in linea con il target delle autorità (2%). Stamane la pubblicazione dei verbali relativi all’ultima riunione di politica monetaria (31 ottobre) ha evidenziato che la decisione di iniettare nuovi stimoli monetari nell’economia è stata presa con un margine risicato (5 voti a favore contro 4 contrari), con i dissidenti a sottolineare che un ulteriore allentamento avrebbe prodotto più danni che benefici. Lo yen è lievitato di 36 punti sino a 117,92, riprendendosi dal minimo-record di ieri.

Muove al rialzo anche la sterlina britannica, che ha messo nel mirino il massimo degli ultimi 6 anni contro lo yen, grazie alle voci secondo cui potrà beneficiare di tassi d’interesse relativamente più alti anche se la BoE ha per il momento deciso di ritardare il rialzo degli stessi. La sterlina è invece caduta di 27 punti contro il dollaro Usa sino a 1,5681: se nello scorso mese ha perso circa lo 0,5% contro la banconota verde, negli ultimi 12 mesi ha comunque guadagnato il 4,5% (si tratta della migliore performance realizzata contro il dollaro Usa fra le divise dei 10 paesi più sviluppati, come hanno certificato i Bloomberg Correlation-Wighted Indexes). Domani il governo britannico renderà noti gli ultimi dati sull’andamento del Pil: l’economia dovrebbe essere cresciuta del +0,7%.

La divisa britannica resta comunque debole contro l’euro, scambiata a 0,7924. Benché i tassi d’interesse BoE siano al loro minimo storico (0,5%), sono comunque più alti di quelli di Eurolandia; e con la Bce che si presume ormai pronta a presentare un nuovo programma di stimoli monetari già nella riunione della prossima settimana, la divisa comune dovrebbe continuare a deprezzarsi. L’euro è attualmente scambiato a 1,2426 dopo che sono comparsi nuovi ostacoli a minacciare i programmi della Bce. La scorsa settimana il presidente Draghi aveva parlato esplicitamente della possibilità di acquistare titoli pubblici: “Fra le misure non convenzionali potrebbe rientrare l’acquisto di una varietà di asset, fra i quali sono compresi i titoli sovrani”. Per tutta risposta, il membro del Consiglio direttivo Bce nonché presidente Bundesbank Jens Weidmann ha affermato che acquistare titoli pubblici avrebbe delle implicazioni di natura legale e non risolverebbe i problemi dell’Eurozona. Parlando quest’oggi da Madrid, Weidmann ha detto che “i Trattati proibiscono [alle autorità monetarie] di finanziare i governi nazionali in maniera inequivocabile, e con delle ottime ragioni”. Inoltre, ha concluso che il dibattito sull’alleggerimento quantitativo “ci sta distraendo dai problemi reali”.

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