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Obama dà il via libera agli strike in Iraq mentre i numeri commerciali della Cina spiazzano i trader

Da
Barry Norman
Pubblicato: Aug 8, 2014, 16:37 GMT+00:00

Le parole di ieri del presidente Obama, che a sorpresa ha annunciato di aver autorizzato i bombardamenti aerei sull’Iraq, hanno mandato nel panico i

Obama dà il via libera agli strike in Iraq mentre i numeri commerciali della Cina spiazzano i trader

Le parole di ieri del presidente Obama, che a sorpresa ha annunciato di aver autorizzato i bombardamenti aerei sull’Iraq, hanno mandato nel panico i mercati. Wall Street è così precipitata, con il Dow Jones che toccava il minimo dallo scorso aprile, mentre i timori per un’escalation militare in Ucraina orientale contribuivano a far scadere in secondo piano la notizia di un calo delle richieste di sussidi per la disoccupazione negli Stati Uniti. Frattanto, gli indici europei erano già sprofondati ai minimi degli ultimi 3 mesi e mezzo dopo le parole del presidente Bce Draghi, che si è speso ieri contro i rischi geopolitici legati alla crisi in Ucraina che minacciano la ripresa delle economie dell’Eurozona. Gli investitori hanno inoltre reagito alle decisioni di tasso d’interesse della Banca d’Inghilterra e della Banca Centrale Europea. Il movimento al ribasso degli indici Usa della giornata di ieri ha spinto il Dow Jones in territorio negativo, con Wall Street influenzata dalle piazze borsistiche del Vecchio Continente che da par loro scontavano i timori e le tensioni per la crisi in Ucraina. Stamattina si muovono al ribasso anche gli indici asiatici, in particolare dopo la notizia del via libera della Casa Bianca ai bombardamenti sulle posizioni dell’Isis in Iraq e la lettura dei dati sul commercio cinese. Le esportazioni di Pechino si sono mosse al rialzo, mentre le importazioni hanno disatteso completamente le aspettative.

Il dollaro Usa si mantiene ben saldo a 81,58 dopo che le richieste di sussidio per la disoccupazione sono diminuite anche questa settimana: a fronte delle 303mila della settimana precedente, nella settimana conclusasi il 1° di agosto le richieste sono state complessivamente 289mila, in ribasso di 14mila unità. L’euro sprofonda a 1,3361 per il rallentamento della produzione industriale tedesca e l’atteggiamento complessivamente cauto del presidente Draghi. Nel corso del suo intervento di ieri, il numero uno dell’Eurotower ha affermato che la ripresa delle economie europee è ancora troppo fragile e irregolare, rilevando inoltre che le sanzioni approvate contro il Cremlino potrebbero avere delle ripercussioni infauste sull’economia dell’Eurozona. La produzione industriale tedesca è cresciuta a giugno dello 0,3% dopo essersi contratta dell’1,7% a maggio; la bilancia commerciale francese ha invece chiuso il mese di giugno con un deficit di 5,4 miliardi di euro, in aumento rispetto ai 5,1 del mese precedente.

La Banca d’Inghilterra ha mantenuto invariati i tassi d’interesse, né ha voluto rivedere la propria linea di politica monetaria: la sterlina continua dunque a indebolirsi, scambiata a 1,6814, metre i trader continuino a sperare in un rialzo dei tassi nel breve periodo. La divisa britannica ha perso ieri circa lo 0,12%, scontando i sentimenti ribassisti di mercato e la forza dell’indice DX. Il fatto che l’istituto centrale del Regno Unito abbia mantenuto inalterati i tassi ha comunque scongiurato maggiori perdite: la sterlina ha toccato ieri un minimo di metà giornata a 1,6821, prima di chiudere la sessione a 1,6832.

Stamattina i trader stanno facendo quanto è in loro potere per tutelarsi. L’avversione al rischio domina così le transazioni della sessione asiatica, a tutto beneficio dello yen nipponico che muove al rialzo nei confronti delle proprie controparti. Il cross USD/JPY ha così perso 29 punti sino a 101,80, mentre l’euro si è mosso al ribasso di 42 punti nei confronti dello yen sino a 136,00. La Banca del Giappone farà quest’oggi la propria decisione mensile in fatto di tassi e politica monetaria: gli analisti non si aspettano alcuna novità.

L’Aussie e il Kiwi muovono entrambi al ribasso per via dei timori legati ai numeri delle importazioni cinesi e la corsa degli investitori agli asset dal rendimento sicuro. Il dollaro australiano ha così ceduto 18 punti, in particolare dopo la notizia di un calo dei mutui per l’acquisto delle abitazioni, ed è scambiato a 0,9256; il Kiwi è invece in ribasso di 24 punti per essere scambiato a 0,8452.

 

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