Stamattina la notizia-clou viene dalla Cina: secondo un’indagine privata, a maggio il manifatturiero si è continuato a contrarre nonostante il rapporto
Le difficoltà di Wall Street della scorsa settimana hanno comprovato una volta di più i timori circa l’esito del negoziato sulla Grecia. Secondo gli ultimi dati del dipartimento del Commercio Usa, durante il primo trimestre 2015 il Pil statunitense si è contratto dello 0,7% contro una lettura preliminare che aveva invece evidenziato una crescita dello 0,2%. La gran parte dei mercati europei è così finita in territorio negativo. Il direttore del Fmi Christine Lagarde ha poi ribadito a un settimanale tedesco che nei prossimi giorni sarà “molto improbabile” arrivare a un accordo definitivo sulla Grecia. Il Dow Jones ha chiuso in ribasso di 37 punti a 18.216, lo S&P 500 in ribasso di 3 punti a 2.121 e il NASDAQ in ribasso di 9 punti a 5.098. Anche le piazze europee hanno virato in territorio negativo, con l’FTSE di Londra a -8 punti (7.041), il CAC di Parigi a -45 punti (5.138) e il DAX che ha perso lo 0,8% (11.678).
Oggi il focus di giornata sarà ancora una volta sull’euro e le novità sul negoziato fra Atene e i suoi creditori internazionali. La valuta comune ha perso 27 punti per essere negoziata a 1,0962 in vista del rapporto sull’inflazione nell’Eurozona di domani, nonché la decisione di tasso d’interesse con annessa conferenza stampa Bce di mercoledì. In settimana i trader non mancheranno di seguire altri eventi suscettibili di orientare i movimenti di mercato come l’indicatore sul manifatturiero statunitense (atteso già in tarda sessione odierna) e il rapporto sull’occupazione a stelle e strisce di venerdì prossimo. Oggi l’euro si mantiene sulla difensiva dopo che ieri la Grecia ha mancato una deadline autoimpostasi per il raggiungimento di un’intesa con i creditori internazionali finalizzata a ottenere una nuova tranche di aiuti: i timori per un possibile default sul debito ellenico sono così rimasti più vivi che mai. Senza un accordo, difatti, Atene rischia di andare in bancarotta nel giro di poche settimana. Fonti vicine ai negoziatori asseriscono che la Grecia e i suoi creditori europei hanno concordato sulla necessità di arrivare rapidamente a un accordo del tipo “cash-for-reforms”.
È piuttosto difficile attribuire una percentuale a quanto i mercati internazionali siano convinti che il 5 giugno Atene non riuscirà a onorare i propri debiti col Fmi. Il 5 giugno sarà inoltre la data del rapporto sulle buste paga non-agricole negli Stati Uniti e della riunione dei paesi Opec.