Venerdì l’oro si attesta a 1191,80, continuando a cedere terreno nel corso della sessione asiatica. Il prezioso lascia a terra altri 2,50$ trascinando con
La riunione della prossima settimana del Comitato Federale per il Mercato Aperto e il summit di oggi dei ministri dell’eurozona, che affronteranno il tema di una possibile bancarotta della Grecia, gli investitori si tengono pronti a partire nel momento in cui il quadro sullo stato di salute dell’economia diventerà più chiaro.
Passando ad altri mercati, giovedì il prezzo del WTI guadagna 0,61$ (+1,1%) attestandosi a 56,78 per barile. Dopo gli interventi aerei in Yemen, che alimentano i timori sulla sicurezza dei trasporti di petrolio in Medioriente, questa mattina i prezzi del petrolio sono scesi dai massimi del 2015 raggiunti la sessione precedente, rimanendo comunque nella possibilità di chiudere la settimana su terreno positivo. Il mese scorso il prezzo del petrolio è salito di circa 10$ il barile, spinto dai timori crescenti riguardo il Medioriente, mentre il rallentamento della produzione negli Stati Uniti e i segnali positivi dalla domanda globale hanno supportato il mercato.
L’impennata del prezzo di giovedì si è verificata in corrispondenza delle azioni militari dell’Arabia Saudita volte a colpire i miliziani di Houthi e le loro basi militari con almeno 20 bombardamenti aerei, e ciò è avvenuto nonostante il fatto che Riyadh abbia annunciato che la campagna militare stavo volgendo alla fine. L’aumento dei prezzi dei future dello scorso mese indica un allontanamento fra produttori di petrolio e Wall Street riguardo quando i bassi prezzi del petrolio recupereranno: la comunità finanziaria punta sul fatto che il ciclo del prezzo potrebbe riprendersi prima di quanto non preveda il settore.