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Mentre il Kiwi arranca, Yen e Aussie chiudono il mese in rialzo

Da
Barry Norman
Aggiornato: Aug 31, 2014, 01:42 GMT+00:00

Mentre inauguriamo l’ultimo giorno lavorativo di agosto, il Giappone ha appena pubblicato l’abituale serie di dati economici: dalla spesa delle famiglie

Mentre il Kiwi arranca, Yen e Aussie chiudono il mese in rialzo

Mentre inauguriamo l’ultimo giorno lavorativo di agosto, il Giappone ha appena pubblicato l’abituale serie di dati economici: dalla spesa delle famiglie alla produzione industriale, passando per le vendite al dettaglio. Lo yen è scambiato a 103,80 nei confronti della banconota verde e a 136,78 contro l’euro. Il cross EUR/JPY continua a oscillare all’interno di un range piuttosto ristretto al punto da compensare la recente debolezza della divisa europea; lo yen si è invece mosso in ribasso nei confronti del dollaro Usa sprofondando ben al di sotto di quello che è stato il suo range di trading abituale per l’anno corrente e facendo persino peggio di quanto aveva immaginato la stessa Banca del Giappone al momento del varo dei suoi programmi di stimolo monetari. La valuta nipponica dovrebbe comunque riuscire ad assestarsi a 102,50, pur avendo toccato quota 104 nei confronti del più forte dollaro Usa. Il fatto è che per via delle nuove tensioni fra la Russia e l’Ucraina, la divisa giapponese si è mossa in rialzo per la prima volta nelle ultime tre settimane, con gli investitori alla ricerca di assetti dal rendimento sicuro.

Lo yen è lievitato dello 0,2% nei confronti della banconota verde – migliorando il suo massimo settimanale – dopo che un rapporto ha evidenziato come il tasso d’inflazione del Giappone sia rimasto invariato a luglio dopo il rallentamento del mese precedente. Frattanto, sembra che l’euro possa muoversi in ribasso per la settima settimana di fila – si tratterebbe del record dell’ultima decade – a fronte di previsioni che preconizzano l’ennesimo rallentamento dei prezzi al consumo, peraltro alla vigilia della riunione Bce della prossima settimana. Si indebolisce anche il dollaro neozelandese dopo il calo dell’indice di fiducia delle aziende del paese. A luglio la produzione industriale del Giappone è cresciuta meno di quanto preventivato, mentre si riduceva la spesa delle famiglie e l’inflazione rimaneva invariata, mostrando tutte le insidie celate dietro ai tentativi di rimettere in sesto la terza economia del pianeta. I dati hanno evidenziato la persistente debolezza dell’economia del Giappone, in particolare dopo il rialzo dell’iva scattato in aprile che sembra aver danneggiato i consumi. Aumentano così le pressioni sul governatore della Banca del Giappone Haruhiko Kuroda affinché consideri la possibilità di varare nuove misure di stimolo che puntellino l’economia in vista del nuovo rialzo dell’iva.

Per quanto riguarda le altre divise asiatiche, l’Aussie è scambiato ben al di sopra della sua media del 2014 a 0,9350; il dollaro australiano ha stampato la seconda migliore performance fra le controparti valutarie della banconota verde, lievitando sino al massimo toccato lo scorso 6 agosto. Complessivamente, l’Aussie è cresciuto del 4,9% nel corso del 2014. Secondo l’ufficio di statistica australiano, la spesa in capitale del paese è lievitata dell’1,1% nell’ultimo trimestre, stampando il primo risultato positivo dal terzo trimestre del 2013. Il Kiwi è invece scambiato a 0,8367, rischiando di chiudere il mese con forti perdite e la settimana in ribasso dello 0,5% nei confronti del dollaro Usa, che è invece sostenuto da un’economia in salute che a sua volta alimenta le aspettative per un prossimo rialzo dei tassi d’interesse.

L’indice DX, che misura le quotazioni del dollaro contro un paniere di valute, ha toccato questa settimana il massimo degli ultimi 13 mesi grazie alla ripresa dell’economia a stelle e strisce che rinnova le voci di un imminente rialzo dei tassi da parte della Fed, in anticipo sulle tabelle di marcia precedenti. Allo stesso tempo va rannuvolandosi l’outlook economico della Nuova Zelanda, con la fiducia delle aziende che ad agosto è calata per il sesto mese consecutivo per via della contrazione dei prezzi delle materie prime e la revisione al ribasso delle previsioni di crescita da parte del Tesoro neozelandese.

 

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