Ieri è stata una giornata particolarmente intense per l’Australia, con la riunione della sua banca centrale, la lettura sulle vendite al dettaglio e i
Per quanto riguarda l’Australia, a settembre il deficit commerciale di Canberra si è più che raddoppiato, con l’export in crescita dell’1% e l’import del 6% dal momento che il paese ha importato maggiori quantità di carburanti. Il deficit, su cui incidono merci e servizi, ha superato di gran lunga le aspettative di mercato (1,95 miliardi di dollari australiani) e anche il deficit per il mese di luglio, rivisto a 1,013 miliardi di dollari australiani. Il calo dei prezzi di materie prime-chiave quali i minerali ferrosi (che costituiscono una fetta consistente dell’export australiano) hanno impattato fortemente (e al negativo) sul balzo in avanti del deficit. D’altro canto, i costi delle merci importate hanno segnato il rialzo mensile più alto dal settembre 2009, riflettendo almeno parzialmente il crollo del dollaro australiano. Fra i rialzi maggiori si segnala quello dei carburanti e dei lubrificanti per auto, lievitati del +31% nel corso dell’ultimo mese.
Ieri il governatore Rba Glenn Stevens ha mantenuto i tassi al minimo-record per la 14a riunione consecutiva, sostenendo che gli stimoli sono ancora necessari alla luce di un’economia che avrà delle difficoltà a crescere in maniera autonoma nonostante i primi segnali di una ripresa della spesa in consumi. L’esito della riunione non ha sorpreso alcun trader, benché il dollaro australiano sia poi lievitato dal momento che le autorità monetarie del paese non hanno fatto alcunché, nemmeno a parole, per calmierarne le quotazioni.
Se bassi tassi d’interesse hanno supportato il settore edilizio e la capacità d’acquisto dei consumatori, è ancora troppo presto per affermare se, da soli, saranno in grado di compensare il crollo degli investimenti nel settore minerario dopo il boom durato oltre un decennio.
Ciononostante, alcuni segnali fanno ben sperare. Ieri l’Ufficio nazionale di statistica dell’Australia ha segnalato che a settembre le vendite al dettaglio sono cresciute al ritmo migliore degli ultimi 19 mesi, con i nuovi prodotto Apple a trainare la spesa di consumatori e famiglie. Il dollaro australiano è lievitato di 45 punti sino a 0,8726, sollevando con sé anche il Kiwi che è balzato a 0,7740 in rialzo di 20 punti. Gli ultimi dati statistici dalla Nuova Zelanda hanno evidenziato un’espansione inferiore alle attese dell’indice dei prezzi al consumo, che nel terzo trimestre è lievitato solo del +1%. Il Pil neozelandese ha invece segnato a giugno un +3,5% su base annua.
Stamattina lo yen nipponico si muove lievemente al rialzo con i trader del Giappone di nuovo attivi sul mercato dopo la festività di ieri. Il JPY è cresciuto di 44 punti a fronte di un più debole dollaro Usa, attestandosi a 113,55 contro la divisa statunitense e a 142,16 contro l’euro. La scorsa settimana la banconota verde aveva toccato un nuovo massimo contro lo yen nipponico grazie a dati economici più che favorevoli e al nuovo pacchetto di stimoli annunciato dalla Banca del Giappone.