Dopo esser caduto nel corso della giornata di ieri, l’euro ha recuperato terreno fino a 1,2657 in apertura di sessione asiatica (+11 punti). Stando a
Nel corso di settembre, l’inflazione dell’Eurozona si è attestata al +0,3%, ben lontana dal target del 2% fissato dalla Bce. Gli ultimi dati PMI indicano che per ravvivare la domanda aggregata, le società sono state costrette a ridurre i prezzi come non avevano più fatto dal febbraio 2010.
Stamattina la banconota verde ha dovuto cedere parte dei guadagni di ieri finendo scambiata a 85,88, in ribasso di 8 punti e prossima al livello-86 in vista del dato sulle richieste di sussidi per la disoccupazione. La lettura settimanale è attesa ben al di sotto di quella che è stata la media degli ultimi anni. Secondo il Dipartimento del Lavoro Usa, nell’ultimo mese i richiedenti sussidi hanno toccato il minimo dal maggio del 2000. Per i trader si tratta al momento di osservare le mosse della Fed, che si riunirà la prossima settimana: con ogni probabilità la fiducia continuerà a crescere e i consumatori a sentirsi più sicuri del proprio lavoro, grazie anche al fatto che i prezzi dei carburanti sono calati al minimo degli ultimi 3 anni. Nuovi incrementi salariali permetterebbero di migliorare ulteriormente la fiducia dei consumatori e delle famiglie, mettendo le basi per una maggiore crescita dei consumi che a sua volta alimenterebbe l’espansione dell’economia Usa anche se Europa e paesi emergenti dovessero continuare a manifestare le attuali difficoltà.
Ieri le transazioni della sterlina si sono rivelate le più movimentate dopo l’ennesima pubblicazione di deboli dati economici: le vendite al dettaglio britanniche sono infatti finite al di sotto delle previsioni. La sterlina è caduta per il terzo giorno di fila contro il dollaro Usa (trattasi della striscia negativa peggiore delle ultime tre settimane) dopo che un rapporto ufficiale ha evidenziato come le vendite al dettaglio si sono contratte oltre le previsioni, peraltro alimentando nuovi timori circa il rallentamento economico del Regno Unito. Stamattina la divisa britannica è scambiata piatta a 1,603.
Lo yen nipponico è finito al di sopra del livello 108 prima di cedere 20 punti mentre i trader decidevano di dare il là a un’ondata di vendite per portarsi a casa i propri profitti. Questo mese il governatore centrale nipponico Kuroda ha affermato che un deprezzamento dello yen è un fatto positivo se in linea con i fondamentali dell’economia del paese. Ha quindi aggiunto che il suo istituto è pronto a iniettare nuova liquidità nel sistema economico qualora la misura dovesse rivelarsi necessaria. Il Giappone ha appena piazzato titoli di Stato a 3 anni con un rendimento al -0,0037, il minimo mai registrato in un’asta pubblica nipponica. Dopo la sterlina, è infatti lo yen ad aver patito le perdite peggiori contro il dollaro Usa.