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L’RBA non tocca i tassi mentre i trader aspettano la decisione della Banca del Giappone

Da
Barry Norman
Pubblicato: Oct 7, 2014, 18:09 GMT+00:00

Ieri Wall Street ha chiuso in territorio negativo, costringendo le piazze asiatiche a un’apertura odierna contrastata; l’indice DX è frattanto scambiato a

L’RBA non tocca i tassi mentre i trader aspettano la decisione della Banca del Giappone

Ieri Wall Street ha chiuso in territorio negativo, costringendo le piazze asiatiche a un’apertura odierna contrastata; l’indice DX è frattanto scambiato a 86,16 dopo aver toccato un massimo a 86,60 nel corso della sessione di ieri. Gli indici azionari statunitensi hanno seguito un andamento piuttosto irregolare per tutta la giornata, prima di chiudere in rialzo dello 0,5% rispetto alla chiusura di venerdì scorso. Per quanto riguarda le valute, i mercati asiatici sono scambiati in territorio positivo rispetto alla banconota verde dopo il brusco cambio di rotta registrato nelle oscillazioni di quest’ultimo di ieri.

Il fatto è che questa settimana sarà molto diversa rispetto a quella appena conclusasi, con pochissimi dati economici, tante conferenze stampa e interventi in arrivo. L’enfasi sarà quindi più sulle parole che non sui numeri: l’Fmi, ad esempio, ha in programma tre diverse conferenze, fra cui un briefing sulla stabilità finanziaria internazionale (mercoledì) e il dibattito presieduto dal direttore Lagarde sullo stato dell’economia globale (giovedì). Per quanto riguarda il Vecchio Continente, il cancelliere tedesco Merkel e il presidente francese Hollande interverranno a Milano per parlare della creazione di nuovi posti di lavoro. La Banca d’Inghilterra si riunirà intanto giovedì, mentre la sessione odierna sarà dominata dall’esito della riunione della Banca del Giappone.

Secondo i trader, anche questa settimana il dollaro Usa si rivelerà particolarmente forte, cosa che prima o poi dovrà portare a un ripensamento della struttura dei mercati internazionali per fare sì che questi accettino le implicazioni di una banconota verde più forte in concomitanza al più basso prezzo delle materie prime, a partire dal greggio che, nel futuro prossimo, dovrebbe essere scambiato sempre più in ribasso.

L’euro costituisce tutt’altra faccenda: stamattina è in ribasso di 40 punti e scambiato a 1,2614, reagendo al rally del dollaro Usa e a dati economici tedeschi sorprendentemente bassi. I trader sono parecchio confusi circa l’ultima decisione di tasso d’interesse Bce (con annessa la relativa conferenza stampa), motivo per cui questa settimana monitoreranno con grande attenzione ogni singola dichiarazione del presidente Draghi. La divisa europea ieri ha chiuso piatta a 137,64 yen, scadendo a 1,2618 da 1,2655 dollari Usa non appena pubblicato il pessimo dato sugli ordinativi alle fabbriche tedesche relativo al mese di agosto, a riprova delle debolezze persistenti che attanagliano l’economia europea.

Lo yen nipponico continua a deprezzarsi anche questa mattina, scambiato a 109,18. Ieri il dollaro Usa si è mosso in rialzo contro la divisa del Giappone a seguito delle parole del governatore Kuroda, secondo il quale il deprezzamento della propria valuta sarà di grande beneficio per le sorti della terza economia globale. In apertura di sessione, la banconota verde è passata a 109,18 da 108,75 yen, con gli investitori che aspettano ansiosi la conclusione della due giorni di riunione della Banca del Giappone. Kuroda ha sostenuto davanti ai membri della Dieta che il brusco tonfo registrato dallo yen contro il dollaro statunitense nelle ultime settimane è un fattore positivo per l’economia del paese.

Il dollaro australiano è scambiato in ribasso di 20 punti a 0,8744. Oggi, concludendo la riunione di politica monetaria del mese di ottobre, la Reserve Bank of Australia ha deciso di mantenere al 2,5% il proprio tasso d’interesse (trattasi di un minimo storico). È la 13 volta consecutiva che l’istituto centrale australiano si astiene dall’intervenire sui tassi: gli analisti ritengono che la banca finirà comunque per ritoccare i tassi a partire dal prossimo anno, proprio mentre il deprezzamento della divisa australiana sta impattando positivamente sugli affari di parecchie società e imprese del paese. Il dollaro neozelandese si è mosso di conserva al proprio vicino, cedendo 44 punti sino a 0,7798 dopo il crollo della fiducia delle imprese e l’ennesimo rialzo delle quotazioni del dollaro Usa. A pesare sulle sorti della valuta neozelandese è stato poi il nuovo minimo registrato nel prezzo dei prodotti del comparto dei latticini.

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