Stamattina il governatore Rba Glenn Stevens ha confermato le attese di mercato portando il tasso principale al 2% dal precedente 2,5%. L’istituto centrale
Il dollaro neozelandese ha reagito alla decisione Rba cedendo un paio di punti fino a 0,7544 dal livello a quota 0,7548 cui si trovava in vista della riunione.
Lo yen giapponese è negoziato piatto a 120,14 nel corso della sessione del mattino con i mercati nipponici chiusi per una festività sino a domani.
Stamane il dollaro Usa ha guadagnato invece 11 punti per essere negoziato a 95,70 e recuperare qualche punto nel corso degli ultimi giorni dopo esser caduto dal massimo di aprile (oltre quota 100). Il biglietto verde si è mosso in rialzo contro diverse controparti valutarie a seguito della pubblicazione dei dati sulla fiducia dei consumatori Usa della scorsa settimana, con gli americani apparentemente più fiduciosi circa lo stato di salute della propria economia. Si tratta di un parziale recupero dopo il deprezzamento delle ultime settimane dettato da indicatori economici poco rassicuranti, capaci di raffreddare l’entusiasmo degli investitori soprattutto in merito a un intervento imminente da parte della Fed sui tassi d’interesse. Frattanto, i mercati rimasti chiusi per le festività degli ultimi giorni hanno sperimentato ben poco movimento in vista della riapertura di stamattina. Con l’avvio della sessione nordamericana i trader avranno davanti a sé una settimana pregna di eventi economici, ivi comprese le elezioni politiche in Gran Bretagna, il rapporto ADP sulle buste paga Usa, dati economici cinesi e il rapporto fondamentale sulle buste paga non-agricole di venerdì prossimo. A quest’ultimo proposito, il mercato punta a un rimbalzo pari a +215mila nuovi posti di lavoro e al calo dell’occupazione al 5,4% dal precedente 5,5%. In settimana i trader statunitensi avranno modo di confrontarsi anche con gli ordinativi di beni durevoli alle industrie (la pubblicazione del dato è attesa più tardi, nel corso della sessione odierna) e con i numeri commerciali di domani che finiranno per incidere sulle previsioni finali di crescita del Pil nel primo trimestre. E nel momento in cui la Fed guarda ai prossimi trimestri per il suo intervento sui tassi, oggi l’indice PMI terziario ISM riferito al mese di aprile assumerà un’importanza decisiva. Domani sarà anche la volta dei costi del lavoro Usa, soprattutto dopo la ripresa della scorsa settimana dell’indice di costo dell’occupazione.
L’euro è sempre sotto pressione mentre la crisi in Grecia rimane senza soluzione: stamattina è negoziato in ribasso di 10 punti a 1,1136 dopo che la scorsa settimana aveva superato quota 1,12. I mercati europei sono riusciti a rimbalzare dopo un avvio in perdita grazie alla pubblicazione degli indici PMI manifatturieri Markit per aprile che hanno evidenziato una nuova espansione del settore. La lettura finale dell’indice PMI manifatturiero dell’Eurozona si attesta a 52, in rialzo dalla previsione iniziale (51,9) eppure in ribasso da quella di marzo (52,2).