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L’Oro Si Muove Come Una Scimmia Sull’albero

Da
Barry Norman
Aggiornato: Dec 2, 2014, 17:05 GMT+00:00

Il mercato aurifero si muove come una scimmia sull'albero, tuttavia, non sembra mostrare grandi segni di miglioramento. Dopo aver postato i recenti

L’Oro Si Muove Come Una Scimmia Sull’albero

L'Oro Si Muove Come Una Scimmia Sull'albero
Il mercato aurifero si muove come una scimmia sull’albero, tuttavia, non sembra mostrare grandi segni di miglioramento. Dopo aver postato i recenti massimi nella sessione di lunedì a 1218,50$, sessione che chiude a 1218,10$, questa mattina il metallo giallo si muove al ribasso perdendo 12.40$ per attestarsi su quota 1205,70$. A tale proposito, ricordiamo come nel mid-day il prezioso abbia testato la maniglia dei 1150,30$, postando i recenti minimi. Lunedì, William Dudley, presidente della Federal Reserve di New York, ha mostrato uno scenario piuttosto ottimistico per gli Stati Uniti, infatti, stando alle sue dichiarazioni la Banca centrale americana inizierà ad alzare i tassi d’interesse già dal prossimo anno. “Se tutto va secondo le nostre previsioni e l’economia americana continua a fare progressi verso gli obiettivi della Fed, obbiettivi che richiedono un’occupazione sostenibile e un’inflazione al 2%, la Banca centrale comincerà probabilmente ad aumentare il tasso d’interesse di riferimento il prossimo anno raggiungendo il 2,5%-3%”.

L’argento prende spunto dall’oro, infatti il metallo bianco si muove al ribasso perdendo 392 punti ed è scambiato a 16.300$ mentre il platino posta un calo di 11,80$ per attestarsi su quota 1227.70$.

La scorsa settimana, le partecipazioni sull’SPDR Gold Trust, il più grande fondo comune di investimento garantito in oro del mondo, rimangono invariate a 720,91 tonnellate. Su base annua i dati registrano un calo di 77.31 tonnellate, ovvero del 9.69%. Inoltre, l’oro e l’argento continuano a mostrare una forte volatilità dettata anche dall’esito negativo delle elezioni svizzere, infatti,  domenica, il 77% degli elettori ha espresso il suo dissenso nei confronti del referendum “Salva il nostro oro”, iniziativa lanciata dalla banca centrale. La proposta avrebbe richiesto alla Banca Nazionale Svizzera di contenere almeno il 20% del proprio patrimonio aurifero, ovvero l’8% in più degli attuali livelli.

Lunedì i prezzi dei metalli industriali e di quelli di base sull’LME si muovono fortemente al ribasso perdendo fino all’1,7%.  Il rame espande le sue perdite mentre la latta registra un incremento dello 0,2%. Il metallo rosso posta un calo di 18 punti testando la maniglia dei 2.882$ mentre il palladio perde 1,60$ per attestarsi su quota 805.70$. Ricordiamo come questa mattina il rame abbia registrato un calo del 4% sul retro dei deboli numeri della crescita dell’attività manifatturiera in Cina, crescita inferiore del previsto. Inoltre, l’aumento dell’avversione al rischio dei mercati e un incremento dello 0,3% delle scorte sull’LME continuano ad esercitare una pressione ribassista nei metalli. Tuttavia, un Indice del dollaro debole ostacola il drastico ribasso dei prezzi. Ricordiamo come l’Opec abbia deciso di mantenere invariato a 30 barili giornalieri il suo obiettivo di produzione esercitando così una pressione ribassista sui prezzi. Inoltre, l’ipotetico taglio dei tassi di interesse annunciato dalla Cina non sembra essere in grado di rilanciare la crescita nel Paese asiatico, il più grande consumatore mondiale di metalli industriali.

Per questa settimana, i trader possono aspettarsi un ulteriore ribasso dei prezzi dei metalli poiché, nel mese di novembre la crescita del settore manifatturiero della Cina ha postato i minimi degli ultimi 8 mesi, suggerendo come la seconda più grande economia del mondo stia ancora perdendo terreno,  scenario che minaccia indubbiamente la domanda del più grande consumatore mondiale. Detto questo, le speranze riguardanti un possibile alleggerimento da parte della BCE durante la riunione di giovedì potrebbero limitare le perdite.

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