La Lira turca ha perso il 17% del suo valore nelle ultime due settimane, toccando i minimi storici sul dollaro il 23 Maggio. La Banca Centrale ha deciso di agire, alzando i tassi di interesse di 300 punti base; intervento troppo tiepido, secondo alcuni analisti, a fronte della grave crisi che il Paese potrebbe affrontare. Nel frattempo, Erdogan prega i cittadini di sostenere la valuta estera.
Giorni drammatici per la lira turca, che ha perso nelle ultime due settimane il 17% del suo valore nei confronti del dollaro, sfiorando il -34% dall’inizio dell’anno. Nella giornata di mercoledì 23 Maggio, la valuta ha toccato i minimi storici sul dollaro, perdendo il 5% in un solo giorno e diffondendo il panico tra gli investitori.
Ciò ha spinto la Banca Centrale ad alzare i tassi di 300 punti base, al 16.5%, per cercare di frenare la svalutazione provocata in parte anche dalla politica monetaria particolarmente espansionistica di Erdogan. Secondo molti, tuttavia, l’intervento della Banca Centrale si è fatto attendere troppo, probabilmente a causa dei tesi rapporti con il Presidente turco, e l’aumento del 3% potrebbe non riuscire a influenzare particolarmente l’andamento recente della valuta.
Erdogan ha dalla sua parte il merito di aver quadruplicato il PIL pro capite in appena dieci anni, dalla sua nomina come primo ministro nel 2003, attraverso una serie di riforme e incentivi che hanno permesso all’industria turca di risollevarsi.
Tuttavia, l’altra faccia della medaglia mostra un grave deficit delle partite correnti, adesso a quota 55 miliardi di euro, e un’inflazione che ha già da tempo raggiunto l’11% e non presenta segnali di cedimento.
Inoltre, le riserve valutarie della Turchia per il 2018 ammontano a meno di 88 miliardi di dollari, ma il fabbisogno finanziario estero per quest’anno sembra essere di oltre 220 miliardi: tale mancanza di liquidità potrebbe aggravare la situazione in cui versa il Paese nelle ultime settimane, soprattutto considerando il volume delle importazioni turche relative al settore energetico.
Secondo numerosi analisti, a subire le conseguenze del crollo della lira saranno in primo luogo le stesse imprese turche che, dieci anni fa, avevano trainato l’intera economia, attive nell’edilizia, nel retail e nell’ICT.
E come se non bastasse, il clima di questi giorni sta spingendo gli investitori e i piccoli risparmiatori turchi a convertire il loro denaro in valuta estera, per cercare di contrastare l’inflazione.
Come prevedibile, il rafforzamento del dollaro sta spingendo quindi anche l’economia turca a rivolgere fin troppa attenzione nei confronti degli asset americani, caratterizzati oggi da rendimenti molto competitivi e margini di rischio relativamente bassi.
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Per queste ragioni, Erdogan ha invitato i cittadini a cambiare le valute straniere in lira turca, al fine di sostenere la moneta nazionale. Il Presidente si è riferito senza mezzi termini a “coloro che hanno euro o dollari sotto i loro cuscini”, pregando di non accentuare una crisi che, se dovesse perdurare, metterebbe alle strette anche il suo stesso governo. Le elezioni, infatti, sono fissate per giorno 24 Giugno.
Alberto Ferrante è un editorialista finanziario specializzato in mercati valutari, materie prime e criptovalute. Dopo aver completato gli studi in economia, ha iniziato a scrivere per diverse testate, approfondendo temi legati ai mercati internazionali. Dal 2018 collabora con FX Empire, inizialmente curando una rubrica sulle analisi premarket in Europa. Nel tempo, il suo focus si è ampliato all’analisi tecnica dei principali asset finanziari, con particolare attenzione alle dinamiche dei cambi valutari, delle materie prime e delle criptovalute.Come Managing Editor di FX Empire Italia, monitora da vicino l’evoluzione dei mercati, combinando un approccio tecnico con l’analisi macroeconomica per offrire agli investitori una visione chiara e approfondita delle tendenze globali.