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Argentina ancora in bilico: il crollo del peso spinge l’inflazione e i tassi d’interesse sfiorano il 40%

Da:
Alberto Ferrante
Pubblicato: May 8, 2018, 07:07 UTC

Il peso ha subito un profondo collasso, che ha spinto la banca centrale ad aumentare per tre volte in una sola settimana i tassi di interesse, con una stretta che ha sfiorato il 40% .

Source: GeoPol Intelligence

L’Argentina è nuovamente in bilico, per la prima volta durante la presidenza di Mauricio Macri, primo presidente liberale dopo decenni. La situazione è particolarmente drammatica e l’ipotesi di una nuova crisi finanziaria non è molto lontana: sebbene non si siano toccati ancora i livelli del 2001, la corsa all’acquisto di dollari fa temere una triste replica di quanto accaduto diciassette anni fa.

La moneta argentina ha subito un profondo collasso, che ha spinto la banca centrale ad aumentare per tre volte in una sola settimana i tassi di interesse, con una stretta che ha sfiorato il 40% e interventi per un ammontare complessivo pari a 5 miliardi di dollari.

Il livello nell’inizio della scorsa settimana era al 27.25%, poi è salito al 33.25% e successivamente ha subito un incremento di 675 punti base. Si tratta di interventi necessari secondo il governo Macri, considerando che il peso argentino ha toccato il minimo record di 22.25 per un dollaro, mentre l’anno scorso si trovava stabile a quota 15. In tal senso, il picco di giovedì, che ha fatto crollare il peso dell’8.5%, è il peggior movimento per la moneta dal dicembre 2015, che si somma drammaticamente alla perdita del 17% da inizio anno.

Il tracollo del peso sul dollaro da inizio anno
     Il tracollo del peso sul dollaro da inizio anno                                                        Source:Repubblica                                                                                    

L’inflazione in Argentina viaggia ancora su ritmi del 25% all’anno, sebbene l’obiettivo di Macri sia di abbassarla al 15%. La ricetta del Presidente comprendeva l’eliminazione dei controlli sul cambio e sulle importazioni, diverse manovre per favorire le esportazioni e la definitiva eliminazione delle tariffe pubbliche a prezzi calmierati. Tuttavia, l’aumento dei tassi a livello internazionale e la nuova tassa sui capital gain degli investitori stranieri per ridurre il deficit ha aperto nuovamente la tragica corsa all’accumulo di dollari, che sembra essere ormai difficile da interrompere con misure di politica monetaria.

La Banca Centrale ha reso noto che verranno sfruttati tutti gli strumenti a disposizione per contrastare duramente l’inflazione. Una prima mossa è stata quella di abbassare i requisiti richiesti alle banche di riserve in valuta estera, dal 30% al 10%.

Il problema per l’Argentina però è la costante difficoltà nel trovare finanziamenti sui mercati: anche il bond con scadenza a 100 anni, lanciato con le migliori speranze da parte del governo, ha perso rapidamente valore, ed è scambiato adesso a 89 centesimi di dollaro, contro i 105 centesimi di soli cinque mesi fa.

Marcos Peña, il capo di gabinetto argentino, tiene a sottolineare come la vicenda sia sotto il pieno controllo del governo: una situazione di volatilità come quella attuale è una prospettiva con la quale gli argentini stanno imparando a convivere.

Non sembra dello stesso avviso Edward Glossop, economista di Capital Economics, che ha espresso alla BBC le sue preoccupazioni circa la situazione argentina. La crisi, stando alle sue parole, potrebbe durare finché il governo non riuscirà a rassicurare definitivamente gli investitori sul fatto che adotterà provvedimenti risolutivi per le debolezze economiche del paese. Sempre secondo il giudizio dell’economista, la crisi in questione non è un evento inaspettato: deficit del bilancio, debito in valuta estera, inflazione e scarsità di materie prime per via di fattori climatici hanno contribuito in egual misura a spingere l’Argentina ancora una volta verso l’orlo del baratro. A stupire è la velocità con cui la situazione argentina si è complicata.

Adesso, non resta altro che osservare le mosse di Macri per evitare un altro collasso.

Sull'Autore

Dopo la laurea in Economia Aziendale a Catania inizia a scrivere per diverse testate, prevalentemente di cultura, tecnologia ed economia. Con stretto riferimento alla collaborazione con FX Empire, iniziata nell’Aprile del 2018, ha curato una rubrica su analisi di premarket in Europa, prima di concentrarsi su analisi tecnica di materie prime, cambi valutari e criptovalute.

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