Ieri i mercati del greggio sono rimbalzati per la prima volta in oltre una settimana. Il petrolio greggio è rimasto in territorio positivo a 78,75 anche
Dopo esser cresciuti del +1,9% nel corso della sessione di ieri, i prezzi sono rimasti praticamente fermi. Le scorte di greggio conservate a Cushing, Oklahoma, la scorsa settimana si sono ridotte di 551mila barili stampando il primo calo dell’ultimo mese stando a quanto riportato dal documento dell’EIA. Stando a quanto affermano due fonti che asseriscono di possedere informazioni di prima mano, la Libia ha chiuso il campo di Sharara, teatro in passato di una serie di violenze e di scioperi.
Martedì scorso i prezzi del greggio sono crollati per via dei timori legati alla decisione dell’Arabia Saudita di scontare il prezzo delle proprie esportazioni energetiche negli Stati Uniti. La mossa evidenzia la volontà dell’OPEC di mantenere e difendere la propria quota di mercato piuttosto che di ritoccare verso l’alto i prezzi.
Stando a quanto affermato dal delegato venezuelano all’OPEC, Rafael Ramirez, durante il suo incontro di ieri con il ministro del Petrolio saudita Ali Al-Naimi, il prezzo del greggio rappresenta “una preoccupazione per ognuno di noi”. Il Venezuela starebbe lavorando a una proposta da presentare agli altri membri dell’organizzazione durante la riunione del 27 novembre per difendere il prezzo del greggio: è questo quanto trapela da una dichiarazione rilasciata dal presidente venezuelano Nicolas Maduro alla tv di Stato lo scorso 31 ottobre.
Mentre sei anni fa il Louisiana Offshore Oil Port riceveva qualcosa come un milione di barili al giorno da paesi come Arabia Saudita, Nigeria e Iraq, oggi il numero dei barili si è praticamente ridotto, a riprova del nuovo trend in fatto di approvvigionamenti energetici. Il divieto in piedi da ormai quattro decadi di esportare il greggio estratto negli Stati Uniti ha infatti fatto schizzare alle stelle le scorte energetiche all’interno del paese, limitando gli arrivi degli approvvigionamenti dall’estero. Alcuni bastimenti autorizzati a esportare all’estero la produzione nazionale, come quelli di base in Alaska, hanno frattanto iniziato a fare la spola con diversi paesi asiatici. Lo scorso mese la Corea del Sud ha infatti ricevuto la sua prima consegna dell’ultima decade di greggio estratto in Alaska.
Il gas naturale è lievitato di 40 punti sino a 4,237, il livello di prezzo più alto dallo scorso inverno proprio mentre quello targato 2014-15 si affaccia prepotentemente sugli Stati Uniti. Circa 14,1 milioni di chilometri quadrati di neve hanno ricoperto la Siberia alla fine di ottobre, la seconda più vasta nevicata mai osservata dal 1967, stando alla ricerca del Global Snow Lab dell’Università di Rutgers. Il record risale al 1976, quando inaugurò una serie di durissimi inverni negli Stati Uniti orientali. Inoltre, la velocità con cui la neve ha ricoperto la regione è la più rapida almeno dal 1998. Anche se alcuni Stati del Nord-est e dell’Atlantico hanno già fatto i conti con le prime nevi, l’inverno non tarderà ad arrivare, con venti freddi e tantissima neve a caratterizzare la prossima stagione invernale.
Più a sud, tempeste ghiacciate e una serie di nevicate sferzeranno la Valle del Tennessee e parti delle pianure meridionali. Gran parte del Sud si sta preparando a un inverno bagnato, laddove le condizioni meteo particolarmente avverse non mancheranno di sconfinare in Florida. Le pianure settentrionali faranno invece i conti con temperature variabili e altalenanti, nonché nevicate sotto alla norma, mentre le regioni della California del Nordest e del Nord con una siccità persistente (che però si dovrebbe ridurre man mano che si procede verso il Sud).