Gli ultimi dati economici della Cina incideranno sulle transazioni di giornata dopo che stamattina la crescita dell’inflazione ha mancato le previsioni. A
L’indice dei prezzi alla produzione, che invece misura l’andamento dei prezzi all’ingrosso, è calato per il 39mo mese di fila, contraendosi a maggio del 4,6% (lo stesso valore di aprile). Nel corso degli ultimi sette mesi, le autorità di Pechino hanno tagliato i tassi tre volte e ridotto l’ammontare di capitale che le banche devono immobilizzare come riserva nel tentativo di supportare la crescita. Sono state adottate inoltre misure di stimolo più specifiche, come l’incremento degli investimenti nelle ferrovie e la costruzione di abitazioni popolari. Eppure, il governo centrale non ha ancora lanciato un programma di stimoli monetari ad ampio respiro come quello messo in campo da Fed e Bce nel momento del bisogno. I dati odierni impatteranno direttamente sulle quotazioni delle valute legate alle commodity e al mercato delle materie prime.
Il dollaro Usa continua frattanto a deprezzarsi dopo il diffondersi delle voci secondo cui il presidente Obama avrebbe detto, nel corso del G7 di ieri, che il biglietto verde è sovrastimato; l’Amministrazione statunitense ha prontamente spiegato che si è trattato di un errore di citazione. Stamattina l’Aussie è riuscito a mantenersi piatto a 0,7703$ grazie al calo del dollaro e al rafforzarsi di alcuni indicatori economici interni che hanno permesso di annullare l’effetto deprimente innescato dal calo dei prezzi cinesi. Il dollaro Usa ha ceduto 20 punti nel corso della sessione asiatica ed è negoziato a 95,02. Il Kiwi non è stato altrettanto fortunato, con i trader per nulla sicuri di quali saranno le mosse della banca centrale neozelandese: così, complice l’assenza di dati economici interni, il Kiwi ha perso 17 punti fino a 0,7128$.
L’euro ha continuato a rafforzarsi sul più debole dollaro per essere negoziato a 1,1322 in quella che si è rivelata una delle sessioni più favorevoli del 2015. La Grecia continua a incidere negativamente sulle strategie dei trader, anche se il rinvio di ogni soluzione alla fine del mese ha permesso alla divisa comune di rimbalzare nei confronti del biglietto verde. Nel corso del fine settimana, il presidente della Commissione Ue Juncker ha avvertito Atene che il tempo per concludere il negoziato ed evitare il default sul debito sta volgendo al termine.
Lo yen giapponese si è rafforzato sensibilmente dopo che ieri i dati sul Pil e le partite correnti hanno battuto entrambi le previsioni. Stamattina il cross USD/JPY si è ribassato dal minimo degli ultimi 13 anni per essere negoziato a 1,2445 dopo che solo ieri la coppia era finita ben al di sopra del livello a 125. L’EUR/JPY è invece cresciuto di 34 punti, con la valuta europea che ha continuato a crescere fino a essere negoziata al massimo degli ultimi mesi a 140,90. Nel corso del primo trimestre l’economia nipponica è cresciuta molto più rapidamente di quanto preventivato, alimentando le tesi di quanti sostengono che l’Abenomics del primo ministro e l’enorme programma di stimoli della Banca del Giappone stanno avendo successo. Secondo i dati ufficiali rivisti, nel primo trimestre 2015 il Pil è cresciuto del 3,9% su base annua, migliorando sensibilmente la lettura preliminare (+2,4%) diffusa lo scorso mese.