Il recente convegno Banken im Umbruch, organizzato dal quotidiano tedesco “Handelsblatt”, ha segnato un importante crocevia di scambio d’informazioni e
Il recente convegno Banken im Umbruch, organizzato dal quotidiano tedesco “Handelsblatt”, ha segnato un importante crocevia di scambio d’informazioni e opinioni, anche utili a comprendere le strategie del colosso di Piazza Gae Aulenti.
Intervistato proprio dal quotidiano di cui sopra, l’ad di Unicredit, Federico Ghizzoni, ha chiarito alcuni orientamenti del gruppo che è utile riportare.
In primo luogo, Ghizzoni ha stigmatizzato le voci per le quali ci fosse un interesse di Unicredit per Postbank, principale banca al dettaglio tedesca, messa in vendita dal gruppo Deutsche Bank, senza però trascurare la possibilità di operazioni future nel mercato tedesco, proprio perché “qui abbiamo il 25% delle attività globali e la posizione, anche in termini di ratio patrimoniali, della controllata, Hvb, è molto buona. Vogliamo crescere in Germania, non con acquisizioni di reti retail ma con un ampliamento delle attività e la digitalizzazione, e l’impegno del board di Hvb è molto forte”.
Non è casuale il riferimento a Hvb, al secolo Hypovereinsbank, la controllata tedesca di Unicredit che ha sede a Monaco di Baviera, perché è proprio questa la tematica principale affrontata dal n.2 di Unicredit, che spiega come la governance abbia deciso di spostare alcune sue funzioni principali a Milano, per risparmiare sui costi, in virtù del cost-income ratio superiore in terra teutonica, pari al 75% contro il 60% della stessa Unicredit. (Tale valore, costituendo uno dei principali indicatori di efficienza gestionale della banca, è espresso in forma inversamente proporzionale, quindi è chiaro che minore sarà il valore, maggiore sarà l’efficienza. Viceversa, maggiore sarà il valore, minore sarà l’efficienza).
Nonostante manchino dettagli sull’operazione in questione, che saranno presentati solo entro la fine dell’anno, Ghizzoni conferma l’orientamento di cui sopra, dichiarando: “Ci sono diverse possibilità per rendere la banca più snella e per centralizzare alcune delle operazioni non direttamente legate alla clientela a livello di gruppo”.
A questo proposito, giova osservare l’analisi fornita dagli analisti di Mediobanca Securities, i quali, in una nota intitolata “Beware the Underdog”, sottolineano l’ampio margine che Unicredit può usare per tagliare l’organico del corporate centre di Hvb, che consta di seimila unità.
E continuano: “Crediamo che il prossimo piano possa essere il catalizzatore per far evolvere il caso di investimento di Unicredit fornendo un taglio dei costi in Germania, una ripresa grazie al miglioramento dei non performing loans e una riallocazione di capitale in Austria-Centro Est Europa”.
A chiudere ogni ipotesi di vendita o di modifica di Hvb, ci pensa sempre Ghizzoni, che stronca sul nascere ogni possibilità di vendita o quotazione in borsa: “Sarebbe un errore. Dopo tutto, Hvb è una banca forte nell’economia più forte d’Europa. Quindi non sarebbe logico lasciare questo mercato”.
Parole chiare, ma anche ovvie, alla luce del fatto che dieci anni di controllo della stessa Hvb abbiano ben fruttato al gruppo italiano: apparrebbe senza senso apportare modifiche ad una realtà così solida, ma soprattutto, redditizia.
È importante da rilevare che le dichiarazioni di Ghizzoni abbiano fatto schizzare il titolo di Unicredit a Piazza Affari, registrando un progresso dell’1,69% a 5,725 euro.
Tale evento, sommato al futuro affrancamento dalla zavorra costituita dai costi elevati in Germania e in Austria, potrebbe aprire scenari interessanti per Unicredit, spalancando portoni che fino a qualche mese fa erano impensabili.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.