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Le mosse delle banche centrali continuano a influenzare le oscillazioni delle valute

Da
Barry Norman
Pubblicato: Mar 12, 2015, 15:14 GMT+00:00

Il dollaro Usa sta cercando di raggiungere il livello di prezzo a quota 100 nonostante la linea di resistenza a 99,98 che ieri gli ha imposto una chiusura

Le mosse delle banche centrali continuano a influenzare le oscillazioni delle valute

Il dollaro Usa sta cercando di raggiungere il livello di prezzo a quota 100 nonostante la linea di resistenza a 99,98 che ieri gli ha imposto una chiusura a 99,93; stamane, in apertura di sessione asiatica, viaggia comunque sui suoi massimi storici. La gran parte degli economisti ritiene che la Fed interverrà sui tassi nel mese di giugno, anche se la bassa inflazione e il rallentamento economico globale potrebbero imporre alle autorità monetarie statunitensi un possibile rinvio. Il tasso di riferimento dell’istituto nordamericano è a zero dal 2008, quando il paese precipitò nella peggiore crisi economica dai tempi della Grande depressione.

Negli ultimi tempi la presidente Fed Janet Yellen si è rivelata piuttosto schiva sulle tempistiche di rialzo dei tassi, anche se di recente, durante un’audizione davanti al Congresso, ha dipinto un quadro rialzista sulle prospettive economiche degli Stati Uniti, tanto da far pensare che stesse preparando il terreno per il rialzo verso metà anno. In vista della riunione Fomc della prossima settimana, è probabile che il dollaro si mantenga sui livelli di trading attuali. Stanley Fischer, vice-presidente Fed di freschissima nomina, ritiene che l’intervento sui tassi si verificherà a giugno o settembre: “Non penso ci sia un preferenza su giugno piuttosto che su settembre”, ha detto Fischer parlando questa settimana a New York nel corso di un forum dedicato agli scenari di politica monetaria, prima di aggiungere che “l’impressione è che questi due mesi siano quelli più probabili per l’intervento”. Jeffrey Lacker, il falco che presiede la filiale Fed di Richmond, teme che la Fed abbia già lasciato passare troppo tempo: “Bisogna intervenire a giugno”, ha detto di recente nel corso di un programma radio. Ha quindi spiegato che la Fed rimuoverà al più presto il suo riferimento circa “l’essere pazienti” sul rialzo dei tassi.

La forza del superdollaro, unitamente alle difficoltà finanziarie della Grecia (che coincidono con l’avvio del programma di stimolo della Bce), stanno pesando sensibilmente sulle quotazioni dell’euro. La divisa comune si sta infatti deprezzando anche stamattina, durante la sessione asiatica, cedendo 32 punti per toccare quota 1,0514 dopo che ieri era precipitata di oltre 100 punti base. Il presidente Bce Mario Draghi ha detto che le misure di stimolo decise a gennaio dal suo istituto riporteranno l’inflazione in linea con il target (+2%) e riusciranno a raggiungere l’economia reale. La Grecia è frattanto impegnata in una serie di negoziati tecnici con i suoi creditori internazionali per individuare una nuova lista di riforme economiche: qualora i creditori la dovessero reputare adeguata, la Repubblica ellenica riceverà il tanto atteso sostegno finanziario.

Guardando ai mercati asiatici, l’Aussie e il Kiwi viaggiano in territorio positivo contro il pur forte dollaro Usa. In Nuova Zelanda, la banca centrale ha appena lasciato inalterati i tassi dopo aver giudicato positivamente le prospettive economiche del paese, pur ribadendo che procederà al rialzo nel corso del 2016. Il Kiwi è così cresciuto di 24 punti a 0,7316 mentre l’AUD ne guadagnava 7, attestandosi a 0,7604 e dunque avvicinandosi al target della Reserve Bank of Australia fissato a quota 0,75. Oggi l’Ufficio di statistica dell’Australia ha affermato che il tasso di disoccupazione per febbraio è stato rivisto al 6,3% (dato destagionalizzato). La lettura è dunque migliore delle previsioni (6,4%), che puntavano a un dato invariato su base mensile.

Lo yen giapponese è negoziato a 121,47 – ben al di sopra del suo range abituale – dal momento che la forza del superdollaro e gli ultimi dati economici hanno inciso fortemente sulle sue oscillazioni. Stamattina, infatti, il ministero dell’Economia, del commercio e dell’industria del Giappone ha rivelato che a gennaio l’indice di attività del terziario si è mosso in rialzo del +1,4% toccando quota 100,4. Il dato migliora le previsioni che scommettevano su di un incremento del +0,5% dopo il -0,3% di dicembre.

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